Accord, Melilla (Sel) scrive al ministero per salvare i posti

Il deputato: «Fare il possibile per accelerare l’insediamento» La senatrice Pezzopane sollecita l’incontro in prefettura

L’AQUILA. Accelerare l’iter per sbloccare l’insediamento dell’Accord Phoenix e scongiurare la scadenza dei termini di mobilità per i lavoratori, in modo da garantire un futuro occupazionale all’intera area. Dopo l’appello lanciato dai sindacati e dagli ex dipendenti del polo elettronico, il deputato di Sel Gianni Melilla ha rivolto un’interrogazione a risposta scritta ai ministri del Lavoro e dello Sviluppo Economico. Nelle stesse ore è arrivato l’appoggio della senatrice del Pd Stefania Pezzopane, che ritiene urgente l’attivazione di un tavolo in prefettura e chiede che vengano chiarite le responsabilità sui ritardi accumulati. Il progetto dell’azienda presieduta dall’imprenditore anglo-indiano Ravi Shankar aspetta il via libera da Invitalia, che deve autorizzare il contributo pubblico di 11 milioni, a fronte di un investimento di 35 milioni per realizzare all’Aquila un sito per lo smaltimento dei rifiuti elettronici. Un’opportunità che permetterebbe di ricollocare gran parte dei 200 ex lavoratori, la cui mobilità è in scadenza. Ma nonostante siano passati oltre due anni, l’operazione non riesce a decollare. «Ad aprile», sottolinea Melilla nell’interrogazione, «con la fine della mobilità, circa cento ex operai si ritroveranno senza alcun reddito, seguiti a ruota, a ottobre, da tutti gli altri. Sembra che ci sia una lettera in cui il presidente dell’Accord conferma l’ingresso della Deutsche Bank nel pacchetto societario e l’uscita del socio di minoranza Luigi Adelmo Pezzoni. Queste sono tutte illazioni non confermate e l'unica certezza per gli ex dipendenti è che non ci sono ancora certezze bancarie a garanzia della solidità dell’investimento». La senatrice Pezzopane annuncia che si attiverà «per reperire informazioni da portare al confronto in prefettura. È necessario fare chiarezza e mi adopererò per comprendere a chi siano imputabili i ritardi e quali ne siano i motivi. Va chiarito se la responsabilità è di Invitalia e ciò sarebbe imperdonabile, data la situazione di crisi occupazionale che interessa il nostro territorio, o se vi sono altre ragioni legate al ritardo. Ritengo ci siano tutte le condizioni per favorire l’insediamento dell’azienda, ma bisogna accelerare i tempi, perché se i 200 lavoratori non saranno ricollocati al più presto, con lo scadere degli ammortizzatori sociali, c’è un pericolo che tutti dobbiamo contribuire ad evitare».

Romana Scopano

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