Anni di botte alla ex, il giudice lo allontana
All’uomo è stato anche revocato il porto d’armi dopo le minacce di morte nei confronti della donna e del loro bambino
L’AQUILA. Violenze verbali e fisiche, lividi, ferite, escoriazioni, minacce di morte e tradimenti. È il trattamento riservato a una donna aquilana e al figlio minore, da parte del padre ed ex compagno, un uomo residente nel Beneventano. Comportamenti durati anni che la donna è riuscita a denunciare solo il mese scorso. Il caso, preso in carico anche dal Centro antiviolenza del capoluogo abruzzese, è seguito dall’avvocato Carlotta Ludovici, che ha ottenuto il 21 agosto l’affidamento del figlio alla mamma nella residenza dell’Aquila. «Sull'uomo, invece, pendono un procedimento penale per maltrattamenti e lesioni, a seguito delle denunce presentate dalla donna, un provvedimento di ammonimento emesso nell'immediatezza dei fatti dal questore di Benevento», come spiega la stessa Ludovici, «un provvedimento di revoca del porto d'armi e ritiro delle armi, nonché la misura cautelare del divieto di avvicinamento alla donna, prossimo alla notifica». La storia tra i due era cominciata circa otto anni fa, quando la donna aveva deciso di trasferirsi in un piccolo paese vicino a Benevento per seguire il compagno. Negli anni la situazione è precipitata. Dopo reiterate vessazioni sia fisiche sia verbali, l’uomo è giunto all’apice della violenza, con minacce di morte rivolte nei confronti dell’allora compagna e madre di suo figlio e frasi del tipo: «Ti tolgo di mezzo». «La donna, dopo aver subìto l’umiliazione di un tradimento quando il piccolo figlio era ancora in fasce, e al culmine dell’ennesimo episodio di maltrattamento, avvenuto il 3 luglio, con evidenti segni, lividi ed escoriazioni, in particolare sulle braccia e sul viso e la rottura del primo dito della mano destra (poi refertati dal pronto soccorso), è riuscita a fuggire insieme al figlio e a trovare rifugio nell’abitazione dei propri genitori», racconta l’avvocato. «Il padre, in più di un’occasione, ha minacciato il suicidio-omicidio, lanciando la propria auto a folle velocità, con a bordo la donna e il figlio e dicendo: “Non ho più nulla da perdere, tanto vale che moriamo tutti”». Avvenimenti denunciati il mese scorso dalla donna, spaventata per la sua incolumità e per quella del bambino. «La stessa, ha denunciato anche l’episodio del 3 giugno quando l’uomo l'ha afferrata al collo, tenendo per mano un coltello», dice Ludovici. «Per la gravità dei fatti è stato allertato anche il Centro antiviolenza dell’Aquila, sia da parte del pronto soccorso dell’ospedale, che ha prestato le prime cure mediche alla ragazza, sia da parte della questura dell’Aquila, che ha messo a disposizione della giovane madre e del bambino una struttura protetta».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
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