Bar Nurzia, tornano alla luce le antiche volte e le colonne 

Preziose opere e affreschi riscoperti dai lavori di restauro La soprintendente Vittorini: è un caso quasi unico all’Aquila

L’AQUILA. Le volte colore dell’aria, sulle quali danzano ninfe e satiri con bottiglie e calici in mano, i decori a tempera dalle tinte tenui, le colonne che imitano, nel disegno, quelle classiche.
È un volto nuovo, quasi una fotografia di un raffinato locale di inizio del secolo scorso, quello del bar Nurzia, in piazza Duomo, in cui la Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per L’Aquila e il cratere, diretta da Alessandra Vittorini, sta completando i lavori di restauro e consolidamento antisismico con l’alta sorveglianza di Letizia Tasso, storica dell’arte della stessa Soprintendenza.
Sotto la pittura verde delle colonne, risalente agli anni Novanta, infatti, l’equipe di restauro ha scoperto colori inediti, che dovevano appartenere alla fase più antica del locale, quella tra fine Ottocento e inizio Novecento.
«Si tratta di un caso quasi unico all’Aquila, dove non ci sono molti esempi di luoghi pubblici così decorati», ha spiegato la Vittorini. «Nei saggi stratigrafici i restauratori hanno trovato un trattamento scanalato di finta pietra sulla colonna centrale, come su tutte le altre mezze colonne che si trovano nelle pareti circostanti. Questa decorazione si sposa, sia dal punto di vista del trattamento per così dire illusionistico, che simula la scanalatura, sia per quanto riguarda i colori chiari, con le volte».
LA SCELTA DI RESTAURO. I saggi e i tasselli eseguiti in vista del restauro post sisma sugli apparati decorativi del Caffè hanno da subito portato alla luce risultanze inaspettate (nelle due foto com’era e come sarà) e decisamente uniche per l’àmbito aquilano, che hanno indotto gli studiosi a ricalibrare gli interventi previsti, alla luce dell’importanza di quanto riscoperto. «La scelta di restauro, d’altra parte, si pone dei problemi di coerenza interna dell’opera», continua la Soprintendente. «Era doveroso per noi riportare alla luce un tale tesoro rimasto nascosto, dopo i recenti interventi risalenti alla seconda metà del Novecento».
DECORAZIONI. «Il tema centrale della decorazione a tempera presente sulle volte, molto raffinata e probabilmente databile agli inizi del ’900, era il vino, vista la presenza di elementi come foglie di vite e figure di ninfe e satiri con in mano calici e bottiglie che lo ricordano», spiega la Tasso.
«I colori originari, dopo una pulizia da uno strato più scuro sovrammesso, prendono le tonalità del grigio e del cilestrino (il colore dell’aria)».
LE COLONNE. I saggi svolti sulle colonne hanno mostrato la presenza di tre strati pittorici: al di sotto dello strato più recente, realizzato negli anni Novanta del secolo scorso a imitazione del marmo verde, ne è emerso uno, sempre di tonalità scura, con riflessi verdi, databile al 1950-’60 e infine ha visto luce lo strato più antico, risalente al periodo tra fine Ottocento e inizi Novecento.
«Che si raccorda con i colori venuti fuori dopo la pulitura della volta e imita le scanalature di una colonna dorica su fondo bianco», precisa la storica dell’arte. Che aggiunge: «La stessa situazione risulta presente in buona percentuale sia sulla colonna centrale, che sotto tutte le colonne accostate ai muri della sala; ciò ha permesso di procedere al recupero delle parti originali intervenendo, solo dove necessario e solo per piccole porzioni molto danneggiate, con le reintegrazioni che garantiscono la continuità visiva dell’insieme. Si recupera, quindi, una coerenza stilistica e cromatica tra la volta decorata e gli elementi verticali originali». Un motivo in più per prendere il caffè, appena verrà riaperto, nello storico bar aquilano, tuffandosi in un’elegante atmosfera di inizio del secolo scorso.
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