Barca: «Arriveranno cinque miliardi»

Il ministro rassicura sullo stanziamento dei fondi per la rinascita dei centri storici della città e delle frazioni

L’AQUILA. «Un governo di buon senso non si tira indietro. I 5 miliardi per la ricostruzione dell’Aquila arriveranno ». Ad assicurarlo è il ministro per la Coesione territoriale Fabrizio Barca. «La ricostruzione è una priorità e una sfida. Mentre urlare un anno fa “i soldi, i soldi” ha indebolito la causa, ora la cosa si può fare: ci sono un’idea di città, un cronoprogramma e una governance che reputiamo valida».

Barca si dice, poi, «scandalizzato dal fatto che in Italia non ci fossero conoscenze sedimentate per ricostruire dopo i terremoti, una volta finita l’emergenza. I chiarimenti forniti hanno già fatto crescere velocemente il numero delle domande presentate e soldi da consegnare. Questo non fa la svolta, ma ti fa arrivare alla fine del tunnel». Quindi il suo cronoprogramma circa l’assegnazione delle risorse. «Un miliardo sarà affidato entro la fine dell’anno. Poi, a brevissimo termine, ci sono 100 milioni per lo sviluppo economico: farmaceutica, incubatori dell’università, impianti sciistici del Gran Sasso. Infine, i duemila cantieri già aperti. Ora c’è depressione, ma presto», assicura, «girerà molto denaro».

Rassicurazione, quelle del ministro, arrivate nel giorno del quarto anniversario del terremoto che ha devastato L’Aquila e ucciso 309 persone.

Ma tutt’altro che ottimista, circa l’assegnazione delle risorse chieste per la ricostruzione dei centri storici dell’Aquila e delle frazioni (5 miliardi dal 2014 al 2018 e un miliardo entro il 2013), è il sindaco Massimo Cialente che da giorni usa parole forti per chiamare la città alla mobilitazione.

«Il clima di scoramento, di sfiducia, di rabbia», afferma, «purtroppo sta coinvolgendo sempre più persone, soprattutto i giovani, che stanno cominciando ad arrendersi e ad andare via. Vivere all’Aquila è troppo difficile, posso chiedere alla gente il sacrificio di crederci e di avere fiducia, solo se possiamo vedere parte del centro e delle frazioni ricostruite entro il 2015. Altrimenti tutti andranno via e L’Aquila nel 2018 farà 35-40 mila abitanti. Le avvisaglie già ci sono: nell’ultimo anno abbiamo perso 3500 persone».

Per il primo cittadino «il governo o il parlamento devono stanziare subito 4-5 miliardi per il cratere con il meccanismo della Cassa depositi e Prestiti, così da poter avviare entro il 2014 la ricostruzione. Mi appello a tutti, dal Pd al Pdl, dalla lista Monti ai Grillini affinché pensino seriamente all’Aquila. Tutto nasce dal peccato originale, la mancata tassa di scopo della quale Berlusconi non ha voluto sapere nulla». In quanto ai ritardi, ai quattro anni di stallo, per Cialente «l’unica responsabilità dell’amministrazione», afferma, «è forse quello di non avere messo le bombe». Una provocazione, come quella lanciata alcuni giorni fa quando si è detto pronto a chiedere, per protesta, «la rimozione del tricolore e il “foglio di via” per il prefetto, in qualità di rappresentante dello Stato».

Fin qui Cialente.

Intanto, la popolazione continua a vivere nelle 19 new town lasciate a deteriorarsi perché senza manutenzione e col rischio sicurezza dopo le recenti inchieste sulla realizzazione degli alloggi del Progetto Case (isolatori), ma anche dei moduli abitativi provvisori (Map) per i quali i consulenti della Procura avrebbero accertato l’utilizzo di materiali non idonei e in taluni casi scadenti.

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