Cgil: aziende partecipate, il sindaco sbaglia

Il sindacato sul richiamo a una maggiore efficienza: Cialente dimentica le colpe della politica

L’AQUILA. Forte preoccupazione, ma anche disappunto, da parte della Cgil, per la nota che il sindaco Massimo Cialente ha inviato alle società partecipate. Un richiamo all’ordine, rivolto agli amministratori unici, a cui il sindaco ha chiesto «un piano di razionalizzazione delle spese di gestione e del personale senza guardare in faccia nessuno e senza escludere l’ipotesi di mobilità o contratti di solidarietà». Parole che non sono piaciute al segretario provinciale della Fp-Cgil Francesco Marrelli e al segretario provinciale della Filt-Cgil Domenico Fontana.

«Il sindaco», sottolineano Marrelli e Fontana, «dimentica che le società incriminate sono le stesse che perseguono, per conto dello stesso ente comunale, finalità istituzionali, ovvero che erogano servizi essenziali alla collettività. L’attuale disordine politico e gli atteggiamenti negligenti da parte del governo nei confronti del Comune non possono avere conseguenze sui diritti dei lavoratori e sugli attuali livelli occupazionali. Nel contempo, utilizzare una scellerata politica di contrapposizione tra cittadini e lavoratori delle società partecipate sicuramente non aiuta a ricercare soluzioni utili ai tanti problemi che questo territorio deve affrontare».

Secondo i due sindacalisti, «non v’è traccia, nella nota, di azioni rivolte all’efficientamento dei servizi per garantirne qualità e puntualità, e ancora su come intervenire con rigore su sprechi, riduzione di consulenze e soprattutto su come mettere in rete le tante esperienze che i lavoratori hanno acquisito in anni di lavoro. Al contrario, negli anni passati, si è scelto di fare altro, aumentare gli incarichi dirigenziali, esternalizzare attività e funzioni».

La Cgil è pronta ad aprire un tavolo di discussione, partendo dall’accordo sottoscritto a novembre del 2010, che aveva come obiettivi «lo sviluppo e l’efficienza di tutti i servizi erogati alla collettività e salvaguardare gli attuali livelli occupazionali delle partecipate. Da lì, però, sono arrivati solo atti unilaterali e impegni disattesi. L’ultimo in ordine di tempo nel 2015, quando, dopo una procedura di stato di agitazione di tutte le partecipate e gli impegni assunti in prefettura, tutto si è risolto con un unico incontro svolto in Comune con l’Ama».

Romana Scopano

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