Comuni, sfila la rabbia: in 1.500 contro Berlusconi

Valle Peligna, nel mirino l’esclusione dal «cratere» e la revoca delle agevolazioni fiscali. In corteo gli operai con i fischietti e gli agricoltori con i trattori Accenno di contestazione ai comizi. Federico lascia il Pdl

SULMONA. Almeno 1.500 persone hanno sfilato contro la firma di Berlusconi sull'ordinanza che revoca le agevolazioni fiscali ai Comuni fuori del «cratere» e per il mancato inserimento nella lista dei 49. Una protesta massiccia che, con la sola eccezione dei parlamentari del Pdl, ha coinvolto i sindaci e le istituzioni del territorio.

FEDERICO LASCIA IL PDL. Il sindaco di Sulmona, Fabio Federico e 7 consiglieri comunali del Pdl, esclusa la parlamentare Paola Pelino, «hanno annunciato l'adesione al gruppo consiliare «Alleanza per Sulmona», lista civica che appoggiava Federico e già contava su quattro consiglieri. In un documento letto in consiglio la motivazione del gesto: «L'abbandono in cui, dopo il sisma del 6 aprile, è stata lasciata la città, da sola e senza l'attenzione delle forze politiche regionali e nazionali e anche dei rappresentanti politici del Pdl». La nuova maggioranza consiliare è così composta: Alleanza per Sulmona 11 consiglieri più il sindaco, Pdl 1 consigliere (Paola Pelino), Udc 1 consigliere. Ieri mattina riunione dal prefetto di Federico e degli altri sindaci dei 13 Comuni della Valle Peligna esclusi dal cratere.

IL CORTEO. Le urla e i fischietti coprono a tratti il rombo dei trattori. Da piazza Tresca a piazza Garibaldi, fino ad arrivare in piazza XX Settembre. Ci sono gli operai delle fabbriche e le mamme con le carrozzine, gli agricoltori con il trattore e le giovani coppie. Davanti sfilano 12 gonfaloni, ma a essere rappresentati sono 17 comuni, con Sulmona in testa. Fabio Federico ha la faccia da funerale: «Prima di essere un uomo di centrodestra, sono il sindaco dei sulmonesi. Mi sono tolto di dosso la giacchetta e domani (oggi ndr) alla Camera sbatterò i pugni sul tavolo». La presidente della Provincia, Stefania Pezzopane, insieme all'assessore Teresa Nannarone, accanto ai sindaci, e al presidente della Comunità montana Peligna, Antonio Carrara, promotore dell'iniziativa.

«Il Governo ha a disposizione dai 2 ai 4 miliardi nel Fondo strategico per l'economia reale», spiega il senatore Luigi Lusi, «e non si capisce quindi per quale motivo non si trovino i soldi per la zona franca. La realtà è che si va avanti con ordinanze che il ministro Tremonti ritiene revocabili». Per il vicepresidente del consiglio regionale, Giovanni D'Amico, «la manifestazione è figlia di un disagio che esiste da anni nella Valle Peligna e il terremoto aggrava. Non si possono revocare le misure a sostegno come nel caso delle agevolazioni fiscali». Per il presidente del consiglio provinciale Angelo Raffaele «l'adesione all'iniziativa va al di là delle aspettative». Per la Nannarone «chi ha votato per Berlusconi il giorno prima, ora con la sua ordinanza tenuta nascosta nei giorni del voto, si sarà già pentito». Stefania Pezzopane si duole per l'assenza dei parlamentari del posto.
«Io e il sindaco andremo alla Camera ed è spiacevole che nessun parlamentare fosse presente. Sono in tre del territorio (Paola Pelino, Maurizio Scelli e Sabatino Aracu ndr). Tutte le questioni poste dai sindaci sono di loro specifico interesse e spiace che non si sia stato possibile fare squadra. È il momento di una svolta da parte di governo e Regione, gli enti locali sono sfiniti. Dal primo momento ci siamo battuti per l'inclusione di questo territorio fra i comuni terremotati».

LA CONTESTAZIONE. Gli animi si surriscaldano al momento degli interventi sul palco. Carrara fa fatica anche a far rispettare il minuto di silenzio in memoria delle vittime. È il momento più basso di una contestazione, sporadica ma rumorosa, pian piano soffocata dagli applausi della piazza che invece in maggioranza ha sostenuto la protesta.

Alla base della mobilitazione, come ha spiegato Carrara, l'esclusione dal «cratere» di Sulmona, Pratola, Corfinio, Introdacqua, Canzano, Roccacasale, Bugnara, Pettorano, Raiano, Prezza, Pacentro, Roccacasale, Anversa. In più la Zona franca e l'Obiettivo 1, l'accordo di programma e il coinvolgimento delle aziende nella ricostruzione.

«Serve una risposta chiara e netta», ha detto il sindaco di Raiano, Enio Mastrangioli, «devono dirci sì o no. Questo territorio merita risposte e non di continuare a essere ignorato impunemente. La compattezza dimostrata con questa manifestazione deve arrivare fino a Roma, per dare forza alle nostre istanze».

«Si è mossa un'intera valle e la cosa non può essere ignorata», ha aggiunto il sindaco di Corfinio, Massimo Colangelo, «da qui bisogna intraprendere un cammino positivo per la rinascita, anche se finora le premesse mancano».

«È una manifestazione serena, democratica e civile», ha sottolineato il primo cittadino di Pratola, Antonio De Crescentiis, «è fondamentale stare tutti insieme al di là del colore politico. La revoca dell'esenzione dell'Irpef è stato un ulteriore schiaffo a un territorio già allo stremo».

«È un decreto che esautora gli enti locali da ogni decisione», dice Damiano Verrocchi, segretario della Cgil, «in più le risorse economiche arrivano dai fondi Fas per le aree sottoutilizzate, e cioè dallo sviluppo delle regioni del sud. Qui è necessaria una programmazione economica e industriale per ripartire».

«Noi non faremo ricorso al Tar», precisa Mario Recchione, assessore di Campo Giove, «dal momento che non abbiamo avuto danni strutturali importanti dal sisma. Ma quello che stiamo patendo, come tutte le località turistiche, è il terremoto economico».

«Non dobbiamo dividerci», aggiunge Mario Cianfaglione, sindaco di Canzano, «in questa fase è importante la coesione fra istituzioni, operatori economici e cittadini per raggiungere gli obiettivi».

È un coro unanime. «Dobbiamo rientrare nel cratere», afferma Domenico Taglieri, sindaco di Bugnara, «anche se speriamo di rientrarci prima di fare il ricorso al Tar».

«Se Gianni Chiodi è ancora il presidente di questa regione», aggiunge Patrizio Giammarco, sindaco di Scanno, «dovrà dimostrare la sua forza verso il padrone di Arcore». «Richiederemo la sospensione dell'Irpef», spiega Giuseppe Giammarco, sindaco di Introdacqua. «Vogliamo mobilitarci per far sentire la nostra voce fino a Roma», interviene Attilio Forgione, primo cittadino di Prezza. Presenti, fra gli altri, i sindacati, Confesercenti, l'Ordine degli avvocati, Cna, Coldiretti, Confagricoltura, Lega Popolare e tanti cassintegrati.

(Ha collaborato Federica Pantano)