Crollo con due vittime, nessun colpevole 

Antico palazzo in via Persichetti, la Cassazione boccia il ricorso delle parti civili contro le assoluzioni nel secondo grado

L’AQUILA. La Cassazione ha chiuso per sempre il caso giudiziario riguardante il crollo di un antico palazzo di via Persichetti, in centro storico, nel quale morirono due persone dopo la scossa del 6 aprile 2009.
Il ricorso era stato inoltrato dai familiari delle vittime (solo ai fini degli effetti civililistici) visto che la Procura generale non aveva fatto ricorso contro l’assoluzione in Appello in quanto fu proprio il rappresentante dell’accusa a chiedere che i due imputati fossero scagionati. Si tratta di Francesco Zaccagno e Maria Lidia Zaccagno, rispettivamente nelle vesti di rappresentante della ditta che fece i restauri nel 1985 e come committente.
Nella tragedia persero la vita Erminda Monti Vicentini e Amelio Zaccagno i quali rimasero sotto le macerie.
In sostanza, anche secondo la Cassazione, non risulterebbe esserci nesso di causalità tra il crollo e i lavori di ristrutturazione fatti negli anni Ottanta. Si tratta di restauri decisi in seguito a un terremoto con epicentro nel Parco nazionale d’Abruzzo nel 1985, che però venne avvertito anche nel capoluogo di regione dove la paura fu tanta anche se non ci furono danni.
In sostanza nel processo hanno avuto buon gioco i consulenti della difesa anche in considerazione del fatto che si tratta di un palazzo realizzato secoli fa.
Uno dei consulenti, l’ingegnere Andrea Cinuzzi, aveva affermato che la nuova copertura del solaio, che da lignea divenne di cemento, non aveva appesantito la struttura e dunque questo lavoro non ebbe alcuna incidenza sulla tragedia. Le difese sono state rappresentate dagli avvocati Antonio Milo, Roberto Madama, Claudio Verini.
L’assoluzione in appello fu accolta di malanimo dalle parti civili, ma per la Cassazione le precedenti valutazioni sulla tragedia sono da ritenere corrette.
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