Demolizione più vicina per il ponte Belvedere 

Un atto del Comune fa sue le valutazioni della perizia dell’ingegner Fracassi «La struttura non è assolutamente adatta a sopportare i carichi di traffico»

L’AQUILA. Potrebbe essere imminente la decisione ufficiale di rifare ex novo il ponte di Belvedere ora inagibile. Nei giorni scorsi è stata resa nota la consulenza dell’ingegnere Fausto Fracassi, dalla quale sembra emergere che la riparazione sia un’ipotesi poco praticabile,
Ora una determinazione dirigenziale del 10 agosto, fa sue quelle conclusioni e nel prenderne cognizione si rilevano in modo inequivoco, nell’atto comunale, almeno sei punti che descrivono l’attuale condizione critica del ponte in base, ovviamente a quanto c’è scritto nella relazione. La decisione finale, ovviamente, sarà di indirizzo politico.
LE CENSURE. Queste alcune osservazioni tecniche molto importanti riprese nell’atto. «La campata centrale», si legge nel documento, «non è assolutamente atta a sopportare i carichi da traffico secondo la normativa vigente: la precompressione delle travi non è sufficiente e richiederebbe l’applicazione di cavi esterni di supporto e altri interventi strutturali invasivi. Gli otto apparecchi d’appoggio di estremità sono notevolmente danneggiati a da sostituire. I giunti di dilatazione sono anche essi da sostituire in quanto inservibili.» «Le strutture di appoggio delle travi della campata centrale sulle mensole laterali», si legge nel documento, «elementi strutturali fondamentali, sono da restaurare perché danneggiati». «Dai calcoli eseguiti», prosegue l’atto alludendo alle fondazioni, «hanno dimensioni insufficienti e quindi non sono in grado di trasmettere alle sottofondazioni delle pressioni accettabili». «Per quanto risulta dalle tavole di progetto», si dice in riferimento a un ulteriore aspetto, «le cosiddette spalle del ponte sono costituite da blocchi di fondazione di incerta costituzione e dimensionate sui quali è posto l’impalcato senza particolari appoggi». «L’analisi effettuata per le sezioni principali più significative delle strutture del ponte», è scritto nel penultimo punto, «ha evidenziato la loro non verifica alla normativa per la quasi totalità delle strutture richiedendo interventi molto ma molto estesi di rinforzo; anche in considerazione del fatto che la staffatura delle travi e dei pilastri risulta rada, come di uso all’epoca, e quindi non in linea con le prescrizioni normative attuali. Sarebbe necessario applicare un “esoscheletro”diffuso con sistemi di rinforzo sulle strutture esistenti in modo da mantenere l’estetica originale». Inoltre si dovrebbe provvedere al rifacimento di tutte le opere di impermeabilizzazione dell’impalcato» anche a fronte del fatto che la struttura deve durare almeno altri 50 anni.
AMMALORAMENTO. Nella stessa determina dirigenziale si precisa che «l’ammaloramento delle strutture del ponte progredisce nel tempo causando rischi per l’incolumità». Il riferimento è rivolto ai fatti del gennaio 2018 quando ci fu «la caduta di alcuni elementi murari con conseguente sgombero dell’area sottostante».
BREVE STORIA DEL PONTE. Fu inaugurato il 27 maggio del 1966 dopo essere stato realizzato, con fondi della Cassa per il Mezzogiorno, dalla ditta edile di Pasquale Martella. Direttori dei lavori, che durarono alcuni anni, furono Emilio Tomassi, Aldo Arcangeli, Ennio Lenti. Dal 1966 non è mai stato oggetto di manutenzione, ma i sopralluoghi fatti dopo il sisma hanno confermato che fu realizzato a regola d’arte sia pure con tecniche di mezzo secolo fa, ora superate.
Comunque i carotaggi che furono fatti sul cemento armato e sul cemento armato precompresso adoperato per la campata, hanno dato risultati positivi.
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