Dissesto comunale, niente sanzioni 

Scanno. La Corte dei conti respinge il ricorso e “salva” tutti gli amministratori

SCANNO. «La dichiarazione di dissesto dell’ente locale rappresenta condizione necessaria ma non sufficiente per l’applicazione, nei confronti degli amministratori, delle sanzioni pecuniarie e interdittive».
Lo ha messo nero su bianco la Corte dei Conti che ha respinto il ricorso della Procura contabile sul dissesto finanziario di Scanno, confermando in pieno il decreto dello scorso 23 maggio, che accertava la responsabilità di Pietro Spacone e Roberto Nannarone, rispettivamente sindaco e assessore comunale al bilancio, dal 2013 al 2018, per aver contribuito al verificarsi del dissesto dell’ente.
«Pur trattandosi di responsabilità sanzionatorie», si legge nella sentenza dei giudici contabili, «la giurisprudenza ha ritenuto che debbano sussistere tutti i presupposti per l’accertamento della responsabilità per danno erariale e, in particolare, il nesso di causalità fra il comportamento ascritto a ciascuno dei convenuti e il dissesto, e uno stato soggettivo caratterizzato quanto meno dalla colpa grave. Nel caso di specie, l’istruttoria compiuta dalla Procura evidenzia una situazione di difficoltà finanziaria insormontabile da parte del Comune, derivante da una caotica gestione imputabile al responsabile finanziario dell’Ente e dalla scarsa attendibilità complessiva dei documenti contabili».
Non solo. La Corte dei Conti rileva pure che «la stessa sezione del controllo, che più volte aveva esaminato i conti preventivi e consuntivi dell’ente locale, aveva evidenziato difficoltà di lettura, ritenendo in un primo momento di accettare i correttivi proposti dall’amministrazione comunale, e successivamente di poter risolvere la situazione attraverso il cosiddetto dissesto guidato». Assieme a Spacone e Nannarone erano finiti sotto la lente della magistratura contabile anche gli ex assessori comunali Luca Silvani, Gemma Spacone e Antonio Giovanni Silla. Assieme a loro i consiglieri comunali Gianfederico Pietrantoni e Amedeo Fusco, con quest’ultimo, all’epoca dei fatti, presidente dell’assise civica. (a.d.a.)