E per San Domenico si avvicina la fine dei lavori di restauro 

Affidato il progetto per pavimenti, impianti e decorazioni Opere da 4 milioni. È l’ultimo atto prima della riapertura  

L’AQUILA. Si avvia a conclusione il cantiere della chiesa di San Domenico. È stato affidato, da parte del Provveditorato interregionale alle opere pubbliche, l’incarico di progettazione dei lavori di restauro degli apparati decorativi e di adeguamento impiantistico: l’ultimo passo prima dell’avvio delle opere che permetteranno la riapertura dell’edificio. Ad aggiudicarsi l’incarico è stato l’architetto Marco Silvestri per un importo di oltre 66mila euro.
I LAVORI
Dopo la messa in sicurezza della chiesa, nel 2009, l’edificio ha subìto anche un intervento di consolidamento e riparazione del danno sismico con la sostituzione delle coperture e il consolidamento di tutte le murature. La facciata del transetto, parzialmente cimata nel timpano, è stata ripristinata nella configurazione originaria. I lavori sono finiti nel 2018. Manca, dunque, il restauro degli apparati decorativi, la sostituzione della pavimentazione e l’adeguamento degli impianti. Un lavoro per cui saranno necessari ancora diversi mesi. Intanto, con l’affidamento del progetto dell’ultima tranche di opere il percorso verso la riapertura della chiesa sembra ormai in dirittura d’arrivo.
I FONDI
In totale il finanziamento per le opere sull’edificio ammonta a 11 milioni di euro, di cui più della metà sono già stati spesi. Restano dunque circa 4 milioni per le opere di restauro degli apparati decorativi.
DESTINAZIONE D’USO
Finito il restauro bisognerà anche decidere quale sarà la destinazione d’uso dell’edificio che non è adibito a chiesa già da un paio di secoli. Prima del terremoto, infatti San Domenico era utilizzata dal Conservatorio.
AFFRESCHI DEL TRECENTO
Molti i tesori conservati nella chiesa, di enormi dimensioni. Durante lavori sarà necessario infatti consolidare gli stucchi di tutte le volte sia della navata centrale, in cannucciato, che delle navate laterali, che hanno già subito un intervento strutturale. Bisognerà poi ricostruire le parti mancanti e restaurare le volte laterali più piccole, come anche la volta del transetto, completamente crollata a seguito del terremoto. È necessario inoltre sostituire tutti i pavimenti realizzati negli anni Sessanta e con l’occasione rinnovare gli impianti. Saranno riportati all’antico splendore anche gli affreschi e gli stucchi delle cinque absidi, alcuni risalenti al Trecento. «Interessante è il portale del transetto sinistro riferibile alla metà del Duecento per l’elegante decorazione dell’architrave e per l’archivolto ogivale, che presenta una cornice ornata da un tralcio con grappoli e pampini», spiega lo storico Maurizio D’Antonio, che si è occupato della prima tranche di lavori all’interno dell’edificio. «L’interno, grandioso nelle elegantissime forme barocche, è a tre navate e cinque absidi. Nell’ultima abside di sinistra sono conservati frammenti della primitiva decorazione pittorica, realizzata da Saturnino Gatti».
DI TERREMOTO IN TERREMOTO
«Sul finire del Duecento i Domenicani iniziarono la costruzione della grande chiesa dedicata alla Maddalena e a San Domenico e l’annesso grande convento», conclude D’Antonio. «La chiesa vide i tetti crollare per il terremoto del 2 febbraio 1703. Le macerie travolsero 600 fedeli che quella domenica, a mezzogiorno, partecipavano alle funzioni religiose. Fu quindi ricostruita sopraelevandola e aggiornandola al gusto estetico del periodo. Della costruzione originaria oggi restano la parte inferiore della incompiuta facciata, i muri perimetrali in pietra squadrata, i portali del transetto e le absidi. La ricostruzione dell’interno e dei tetti fu ultimata nel 1712. Purtroppo, nel corso dell’Ottocento fu destinata a deposito militare e ad altri usi sino a metà del Novecento quando fu utilizzata per fini didattici dal Conservatorio musicale fino al sisma del 2009».
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