Ecco gli alloggi per sfollati in alta quota 

Dai balconi si vede il Gran Sasso, ma gli edifici mostrano le rughe dopo 10 anni di vita: marciapiedi impraticabili e guasti frequenti

L’AQUILA. Venite a vedere che forma ha un’occasione sprecata. «Totalmente immerso nella natura, il Progetto Case di Assergi gode di un’autentica atmosfera di montagna. Il panorama mozzafiato, l’aria frizzante trasmettono istantaneamente una sensazione di pace e tranquillità». Così Laura Biasini descriveva questo complesso di quattro palazzine dalla posizione invidiabile, in uno dei primissimi servizi realizzati sul campo, a pochi mesi dalla consegna dei primi appartamenti antisismici. Novantasei per la precisione, abitati inizialmente da oltre 200 persone, un numero tuttavia pressoché dimezzato nell’arco degli anni successivi, tanto che ora si pensa di concentrare tutte le famiglie ospitate in una sola delle quattro piastre, lasciando il resto dell’area ad associazioni oppure realtà territoriali. Una posizione invidiabile, dunque, nulla potrà cambiare questo dato di fatto, specie se si considera la linea ideale che, dalla base dell’insediamento, oltrepassa il campo di calcio posto a ridosso delle palazzine. In un attimo sei già sul piazzale Simoncelli, con gli sci in spalla, se vuoi, la funivia è a due passi. Fuori dall’orario di lavoro, Dario Verzulli, dipendente dei vicini Laboratori nazionali di fisica nucleare del Gran Sasso, si è offerto di accompagnarci. È lui a far notare la visuale che include anche i primi piloni. In una giornata di sole l’Imperatore mostra il suo scettro. E il complesso, nonostante le tonnellate di cemento investite, è ben integrato nel contesto del paesaggio, le piastre scompaiono quasi nel verde. Gli aspetti positivi si fermano qui, fatta eccezione proprio per la strategica vicinanza agli stessi Laboratori del Gran Sasso, veramente a poche centinaia di metri dal nuovo quartiere in altura.
TRA LE PALAZZINE. Ti aspetti un viavai di gente pronta a cogliere le potenzialità turistiche di questa cartolina tridimensionale tra il borgo di Assergi e la zona di Fonte Cerreto. Eppure, in giro non si vede nessuno. Un paio di finestre aperte, una signora bionda che passa lo straccio sul balcone, qualche vestito appeso qui e là, sono un timido segnale di insediamenti umani. Per il resto, l’atmosfera è un po’ desolante. Nei garage c’è parcheggiata qualche auto di un’associazione di Protezione civile che ha ottenuto qui una sede. Provvisoria. «Anche noi siamo in attesa di un appartamento da mettere a disposizione delle famiglie con bambini autistici», spiega Verzulli che già al Progetto Case di Pagliare di Sassa è riuscito a ottenere l’uso di alcuni spazi per un’assistenza di questo tipo che fa capo alla realtà di Abruzzo Autismo Onlus.
I PROBLEMI. Se visto da fuori il complesso del Progetto Case di Assergi si presenta quasi come un insediamento turistico alpino, lo zoom ravvicinato mette in luce tutti i problemi, specialmente per i suoi inquilini, in parte anziani e disabili, che devono fare lo slalom tra mattonelle divelte, marciapiedi impraticabili, garage con perdite di acqua e guasti periodici al sistema di riscaldamento. Un discorso diverso va fatto per la manutenzione del verde, che viene eseguita periodicamente, anche se è tutt’altro che facile la gestione dell’area in questo particolare insediamento a oltre mille metri di quota.
COLLEGAMENTI. Altro problema non da poco quello della carenza di collegamenti con il capoluogo. «Se non hai la macchina», spiega Verzulli, «e ti trovi a dover fare una commissione in città, rischi di dover impiegare un’intera giornata per districarti con gli orari del servizio pubblico». Se aggiungiamo questa condizione alla totale assenza di luoghi di socialità per i residenti, ecco che l’immagine dell’occasione mancata prende sempre più forma. Del resto, nonostante la vicinanza con le strutture che si trovano alla base della Funivia del Gran Sasso, che porta a Campo Imperatore, il complesso immobiliare sembra vivere in un sistema totalmente a parte, come se le case a ridosso dell’ex insediamento della Cogefar facessero parte di un’altra dimensione.
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