Ecco le condizioni all’Ue per salvare le aziende 

Le associazioni di categoria hanno presentato alla Regione i punti fondamentali Si punta al criterio di prossimità e tipologia danni, oltre a un’ulteriore proroga

L’AQUILA. Si farà leva sul criterio di prossimità e sulla tipologia dei danni ammissibili. Le associazioni di categoria hanno fissato, in pochi punti, le osservazioni tecniche per tirare fuori il maggior numero di aziende dalla restituzione delle tasse sospese dopo il sisma 2009. Il documento, firmato da Confindustria, Ance, Apindustria, Cna e Confcommercio, è stato trasmesso, ieri, alla Regione, prima del successivo passaggio al dipartimento delle Politiche europee. Questi i criteri individuati. L'impresa deve attestare, anche tramite autocertificazione, di possedere almeno due delle seguenti condizioni «per dimostrare di svolgere un'attività che non ha inciso, nelle annualità 2011-2012, sugli scambi e per essere, quindi, esclusa dal novero delle aziende chiamate a restituire: l'impresa fornisce beni e servizi in un'area limitata dello Stato italiano; ha una clientela o committenza esclusivamente o prevalentemente locale, pari ad almeno il 70% dei clienti; non opera in un mercato transfrontaliero”. E ancora: «Gli indici di mancata operatività su mercati stranieri possono essere, ad esempio», scrivono le associazioni di categoria, «la mancata pubblicizzazione su siti web specializzati o attraverso le grandi reti di distribuzione, la presenza di un sito web solo in italiano, che non attira clientela straniera o l'assenza di acquisti intracomunitari e importazioni, comunque non superiori al 30% del totale». L'azienda, inoltre, non deve aver effettuato investimenti all'estero, né deve aver stabilito sedi operative in altri Stati e deve aver avuto un fatturato inferiore alla media nazionale del fatturato annuale riferita al medesimo anno, allo stesso settore di attività e alla stessa classe di addetti. Per la media del fatturato annuo si fa riferimento ai dati Istat. Nel documento, le associazioni tornano a sottolineare «che non si tratta di aiuti di Stato e che il punto del temporary framework con franchigia resta il nodo centrale della trattativa».
Un dialogo, quello tra Governo e Ue, che sarà supportato dall'ulteriore tassello dovuto all'applicazione del criterio di prossimità, individuato come chiave di volta della vertenza. Una linea che, se dovesse passare, salverebbe buona parte delle aziende inserite nell'elenco dal commissario, Margherita Calabrò: 124 in totale, per una partita che supera i 100 milioni di euro. Ribadita anche la necessità del doppio binario con previsione, ormai data quasi per scontata dal Mise, di un'ulteriore proroga di sei mesi. Quella attuale scade il 31 dicembre.
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