Edifici antichi, così i restauri hanno aggravato i danni

Coperture in cemento armato e sovrapposizioni di cordolature hanno determinato effetti negativi sugli edifici storici. Così come avvenuto nel terremoto del 1997 in Umbria e Marche, anche nell’Aquilano i lavori di ristrutturazione di antiche abitazioni hanno prodotto più danni che benefici. E’ ciò che emerge dallo studio curato dall’Istituto di geofisica e vulcanologia

L’AQUILA. Coperture in cemento armato e sovrapposizioni di cordolature hanno determinato effetti negativi sugli edifici storici. Così come avvenuto nel terremoto del 1997 in Umbria e Marche, anche nell’Aquilano i lavori di ristrutturazione di antiche abitazioni hanno prodotto più danni che benefici. E’ ciò che emerge dallo studio curato dall’Istituto di geofisica e vulcanologia.

L’INDAGINE. E’ stata condotta dal gruppo di pronto intervento macrosismico Quest, composto dai rilevatori delle sedi Ingv di Roma, Napoli, Bologna e Catania, oltre che da tecnici della Protezione civile, da ricercatori dell’università della Basilicata e del Cnr. Uno studio particolareggiato che ha come obiettivo quello di arrivare a una stima dei danni causati dal terremoto principale (6 aprile alle 3,32; magnitudo 6.3 sulla scala Richter) e dalla successiva sequenza sismica. Sono state monitorate 185 località per arrivare all’applicazione della Scala macrosismica europea. Scala che rileva la forza degli effetti di un terremoto zona per zona. Viene utilizzata sia per la stima dei danni che per la fase successiva della ricostruzione e della prevenzione. I rilievi, nel caso dell’Aquilano, si presentano complessi viste le diverse tipologie degli edifici presenti.

COLPE DELL’UOMO? Dai condoni edilizi su sopraelevazioni e ampliamenti di edifici, alle ristrutturazioni eseguite senza appropriati criteri antisismici: sono gli esempi di come gli interventi dell’uomo possano “appesantire” i danni di un terremoto. Lo evidenziano anche gli esperti dell’Ingv: «Si osservano edifici in muratura in cui sono visibili interventi relativamente recenti, con la sovrapposizione di una cordolatura e una copertura in cemento armato. Come osservato anche in occasione del terremoto del 1997 in Umbria e Marche, questi interventi, senza un contestuale rinforzo delle strutture verticali, hanno solitamente determinato effetti negativi sulle murature».

I PAESI VULNERABILI. Si trovano nella media Valle dell’Aterno, in paesi costruiti su terreni alluvionali soffici (Onna) e in prossimità di alture costituite dai limi bianchi medio-pleistocenici. Si va da Ocre a Fossa, passando per Tempera e Paganica, fino a Villa Sant’Angelo. «In queste zone sembra evidenziarsi una forte componente di vulnerabilità sismica», evidenzia il rapporto, «il rilievo degli effetti del danneggiamento evidenzia, nel suo complesso, situazioni molto irregolari. I danni più gravi si distribuiscono in direzione nord-ovest sud-est, con una rilevante propagazione verso sud-est». I livelli massimi di danneggiamento - corrispondenti al grado nove-dieci della scala Mercalli-Cancani-Sieberg (Mcs) si riscontrano in alcune località minori dell’Aquilano.

LA SCALA DEI DANNI. Va dal grado cinque (piuttosto forte) fino a 10 (disastroso) nella mappa della distribuzione delle intensità osservate dagli esperti dell’Istituto di vulcanologia. Il massimo grado è in corrispondenza di Onna. All’Aquila, nel centro storico, si va dal grado otto (distruttivo) al nove (rovinoso). Nel Teramano, a Isola del Gran Sasso, il grado varia da cinque a sei (piuttosto forte-forte con lesioni agli edifici). Nella Valle Peligna si arriva al grado cinque. A Popoli, nel Pescarese, il grado è sei (forte, lesione agli edifici).

DIFFERENZE ALL’AQUILA. Una stima dell’intensità dei danni ha riguardato in modo approfondito il centro storico dell’Aquila. «Il danneggiamento delle aree periferiche è sostanzialmente inferiore, di oltre un grado della scala Mercalli, rispetto al centro storico», è quanto emerge dall’analisi. I dati sono in fase di elaborazione. «A conclusione del lavoro», aggiunge il rapporto dell’Istituto nazionale di geofisica, «si ritiene che sarà possibile assegnare intensità distinte per le diverse aree che compongono la città dell’Aquila».

LE TIPOLOGIE DI EDIFICI. Il gruppo di pronto intervento macrosismico ha evidenziato che nell’Aquilano e nello stesso capoluogo sono presenti tipologie edilizie molto diverse. «Insieme a nuclei di edilizia storica in pietra, solitamente non squadrata, di pezzatura molto irregolare e con sporadiche presenze di muratura a secco (rilevanti in alcuni casi in cui gli effetti di danno sono risultati gravissimi, in particolare per l’edilizia monumentale), convivono nuclei di edifici in cemento armato, recenti o meno recenti. All’interno dei centri storici di numerose località dell’Aquilano, fra gli edifici in pietra sono presenti nuclei (a volte anche consistenti) di edifici in completo abbandono da decenni e parzialmente diroccati prima del terremoto. Allo stesso tempo convivono nel medesimo insediamento edifici in muratura utilizzati abitualmente e in normali condizioni di manutenzione, edifici in pietra, mattoni o blocchetti in cemento, con solai e coperture in laterocemento, insieme a ville o condomini molto recenti in cemento armato».