Feto morto, due medici sotto inchiesta 

Denuncia presentata dalla donna che si era sottoposta a vaccinazione antipertosse. La difesa esclude responsabilità 

SULMONA. Era stata sottoposta a vaccino trivalente quando mancavano un paio di settimane al parto. Ma dopo una decina di giorni la donna ha avuto delle complicazioni che sono culminate in un aborto intrauterino. A distanza di due anni, la donna si è rivolta alla Procura di Sulmona chiedendo di accertare se vi siano state responsabilità sull’interruzione di gravidanza che ha dovuto subire nel luglio del 2021 per la bambina di 8 mesi e mezzo che portava in grembo. A seguito della sua denuncia il sostituto procuratore Edoardo Mariotti ha aperto un fascicolo per omicidio colposo e interruzione colposa di gravidanza nei confronti di due medici, un ginecologo e responsabile del reparto di neonatologia dell’ospedale di Sulmona, Gianluca Di Luigi, e il medico che l’avrebbe sottoposta al vaccino, Alberto Capodacqua. Un atto dovuto quello della Procura per mettere in atto gli accertamenti irripetibili, partiti nei giorni scorsi, attraverso i quali si vuole «approfondire l’epoca, la causa e il mezzo che hanno determinato la morte del feto» portato in grembo dalla donna, nonché «l’eventuale sussistenza di negligenza e imperizia dei medici che l’hanno tenuta in cura». Da qui l’incarico che il pm ha conferito a due periti per l’esame dell’intera documentazione. I fatti, come detto, risalgono al luglio del 2021 quando la donna, assistita dall’avvocato Vincenzo Margiotta, ha raccontato di essersi sottoposta alla vaccinazione antipertosse. Il Triaxis antidiferite, antitetano e antipertosse è stato iniettato dal medico vaccinatore il 21 giugno 2021. Poi gonfiore, malessere, il viaggio a casa di parenti e le perdite ematiche che hanno costretto la donna a recarsi in pronto soccorso. Qui l’inaspettata diagnosi del decesso della bambina che portava in grembo e del conseguente suo ricovero in terapia intensiva. Secondo l’accusa «il vaccino non poteva essere iniettato poiché mancava una vaccinazione precedente». Inoltre, sempre secondo le accuse, non si sarebbe proceduto «a uno screening vaccinale e all’anamnesi medica prima dell’inoculazione della dose». Da qui la decisione della donna di voler accertare se vi siano delle responsabilità sulla sua interruzione di gravidanza. La difesa degli indagati respinge ogni addebito ritenendo che «i due medici non abbiano alcuna responsabilità né possa sussistere un nesso di casualità tra decesso e vaccino che, seppur consigliato, non prevede l’obbligatorietà».
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