«Ho visto in faccia chi ha sparato» Parla l’allevatore di cavalli ferito 

Palmeri: «Poteva uccidermi, ho raccontato tutto ai carabinieri. Il motivo dell’aggressione? Non saprei  Ora sto meglio e presto lascerò l’ospedale, non vedo l’ora di tornare a casa e dai miei animali» 

OFENA. Conferma al Centro quanto già dichiarato agli inquirenti Emiliano Palmeri, l’allevatore 28enne originario di Ofena e residente a Castel del Monte che la notte tra il 19 e il 20 aprile scorsi è stato ritrovato in un uliveto con una profonda ferita alla testa causata da una pistola abbatti-buoi di quelle utilizzate nei mattatoi per stordire o finire i capi di bestiame prima della macellazione. Nelle ore successive all’aggressione Palmeri è stato sentito dagli inquirenti e ha fatto il nome del presunto aggressore. A distanza di giorni la sua versione dei fatti, seppur con alcune contraddizioni, non sembra essere cambiata. Il 28enne ha puntato il dito contro un imprenditore di Campo Imperatore, che risulta indagato. Secondo quanto trapelato, quest’ultimo avrebbe fornito agli inquirenti un alibi di ferro. L’iscrizione nel registro degli indagati rappresenta, dunque, un atto dovuto per consentire agli investigatori di portare a termine gli accertamenti. Il pubblico ministero Fabio Picuti ha richiesto l’incidente probatorio. Al momento Palmeri è ancora ricoverato in ospedale, convalescente dopo un delicato intervento chirurgico alla testa per rimuovere schegge di osso dalla ferita. Ha potuto comunque rispondere al telefono.
Palmeri, come si sente?
«Va molto meglio, i medici mi hanno detto che a breve mi dimetteranno».
Cosa pensa di questa situazione?
«Penso che sia una brutta situazione». A questo punto Palmeri commenta la notizia riportata ieri dal Centro in merito alla richiesta di porto d’armi inviata al prefetto dall’agricoltore di Ofena Dino Rossi. «Non capisco», prosegue Palmeri, «perché abbia parlato di uno scambio di persona dovuto al fatto che abbiamo la stessa auto». Nei mesi scorsi due incendi dolosi, ancora senza colpevoli, avevano danneggiato l’azienda agricola di Rossi il quale, alla luce di quanto accaduto all’allevatore, ha avanzato l’ipotesi di uno scambio di persona dovuto al fatto di possedere entrambi la stessa auto per marchio e colore.
Ha visto chi le ha sparato?
«Si, ho visto in faccia chi mi ha ferito e l’ho detto ai carabinieri».
Pensa che volevano solo ferirla o che hanno cercato di ucciderla?
«Penso che con questo tipo di armi non si gioca perché sono pericolose. Possono uccidere anche una persona. Sono stato fortunato».
È riuscito a farsi un’idea sul movente?
«Non saprei, non conosco il motivo».
Pochi giorni fa due animali di Palmeri sono stati trovati morti e altrettanti agonizzanti. Sulla vicenda indagano i carabinieri, si sospetta un avvelenamento, ma si attendono riscontri dalle analisi.
Cosa pensa sia accaduto ai suoi cavalli?
«Non so cosa sia successo agli animali, stiamo aspettando le analisi per capire meglio. Non vedo l’ora di tornare a casa e dai miei animali».
Su questo aspetto i carabinieri della compagnia di Sulmona e quelli del Nucleo investigativo del comando provinciale dell’Aquila hanno avviato ulteriori indagini per vedere se ci sono collegamenti tra quanto accaduto a Palmeri e la morte dei due animali. Sulla vicenda dai lati ancora poco chiari la Procura ha aperto un fascicolo per tentato omicidio. Tra le ipotesi investigative anche quella di una vera e propria faida sull’uso dei pascoli, fenomeno non nuovo tra le montagne abruzzesi (in particolare nelle zone dei parchi nazionali o regionali). L’ambiente in cui si scava in cerca del responsabile o dei responsabili dell’aggressione resta quello degli allevatori di bestiame, soprattutto alla luce del tipo di arma utilizzata per ferire il 28enne. Gli accertamenti si sono spostati anche fuori regione. Intanto, si attende l’esito delle analisi sulle pistole abbatti-buoi sequestrate nei giorni scorsi nelle stalle tra Ofena e Castel del Monte. Sono diverse le armi sequestrate dagli inquirenti nel corso di varie perquisizioni e sulle quali sono in corso esami comparativi alla ricerca di indizi. Anche la vittima dell’aggressione ne possiede diverse, ora tutte al vaglio degli investigatori. Una delle armi sequestrate è stata scoperta a un centinaio di metri dal luogo in cui è stato ritrovato il ragazzo ferito, nel corso di un sopralluogo effettuato dal nucleo investigativo dell’Aquila. Ora gli specialisti del Ris stanno cercando l’eventuale presenza di impronte o Dna che potrebbero aiutare gli investigatori a dipanare l’intricata matassa. Gli esiti sono attesi tra un decina di giorni.
©RIPRODUZIONE RISERVATA