Il Cam evita il fallimento Debiti da saldare in 5 anni 

Il tribunale respinge le opposizioni di Banca sistema e Agenzia delle entrate I Comuni incasseranno i crediti alla fine del percorso. Morgante: «Nuova fase»

AVEZZANO. Fallimento scongiurato al Cam, a patto che rispetti il piano di rientro: i giudici della sezione fallimentare del tribunale di Avezzano hanno respinto le opposizioni dei due maggiori creditori della società di gestione dell’acqua, la Banca sistema e l’Agenzia delle entrate, con conseguente «via libera alla richiesta di omologa» del concordato del Consorzio acquedottistico marsicano. Una salutare boccata d’ossigeno per il Cam, finito con l’acqua alla gola per il debito record di oltre 100 milioni di euro, che fa tirare un sospiro di sollievo anche agli oltre cento dipendenti della società di gestione del ciclo idrico integrato, nonché ai trenta Comuni soci. «L’omologa del concordato», dichiara la presidente del Cam, Manuela Morgante, «arriva dopo due anni di intenso lavoro da parte dell’attuale governance e dei consulenti di procedura. Voglio ringraziare il tribunale, e gli organi di procedura incaricati, per l’attenzione e la sensibilità che hanno dimostrato».
COMMISSARI IN CAMPO. Ora, con il via libera dei giudici, al Cam scatta l’amministrazione controllata dai commissari – Riccardo Tiscini, Valerio Dell’Olio e Giacomo D’Attorre – incaricati dal tribunale per seguire il rispetto del piano di rientro che ha stabilito ogni passaggio per il pagamento dei debiti. I creditori sono divisi in tre classi: i privilegiati (Ato e professionisti) che potranno recuperare il 100% dei crediti, come i Comuni, ma solo a fine concordato, mentre gli altri creditori (energetici, banche, imprese e fornitori vari) dovranno accontentarsi di un recupero del credito che varia tra il 25 e il 27%.
LA SPADA DI DAMOCLE. L’ok del tribunale, ovviamente, non chiude completamente la partita salvezza. Il riscatto completo resta sub-judice: per superare l’amministrazione controllata, infatti, il Cam dovrà onorare quel piano di rientro avallato dai giudici Antonio Stanislao Fiduccia (presidente del collegio), Giuseppe Ferruccio e Caterina Lauro entro cinque anni, altrimenti si aprirà il baratro.
«SENSO DI RESPONSABILITÀ». «A questo punto», aggiunge Morgante, «si apre una nuova fase. Abbiamo la responsabilità di garantire il servizio e di far fronte agli obblighi assunti nei confronti dei creditori. Lo faremo con senso di responsabilità di tutta l’azienda. La riuscita dell’impresa, però, è responsabilità di tutta la comunità marsicana, a partire dai cittadini chiamati a utilizzare la risorsa idrica con intelligenza e ai sindaci cui chiedo di continuare a collaborare per l’ammodernamento di reti e impianti». L’ok del tribunale è accolto con soddisfazione dal presidente del consiglio di sorveglianza, Alessandro Pierleoni: «Ringrazio i sindaci che hanno avuto fiducia nell’attuale governance sostenendone le scelte non sempre facili. L’augurio è di mantenere questa coesione nell’interesse della comunità». Sulla stessa lunghezza d’onda gli altri organi di rappresentanza del Cam: Felicia Mazzocchi, Antonio Mostacci, Loreto Ruscio e i dirigenti Albino Santucci e Leo Corsini. Il percorso a ostacoli verso il concordato fallimentare chiesto dalla società nel marzo del 2018, ammesso dai giudici della sezione fallimentare del tribunale nel febbraio 2019, è stata avallato dal 70,9% dei creditori lo scorso settembre, mentre il 29,1%, Banca Sistema e Agenzia delle entrate, che si sono opposte fino alla fine, dovranno pagarsi anche le spese legali. Il collegio, infatti, ha compensato le spese di lite.
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