L'Aquila, le cosche erano in città dal 2007

Il boss della 'ndrangheta Caridi chiese un prestito per avviare un'attività

L'AQUILA. Le indagini che la polizia e la finanza stanno portando avanti sulle infiltrazioni malavitose dalla Calabria che hanno portato finora all'arresto di quattro persone sembrano confermare che le iniziative risalgono addirittura a prima del sisma del 2009.

Infatti ci sono delle tracce documentate per atti che risalgono al febbraio del 2009, due mesi prima di una catastrofe che nessuno immaginava, quando il presunto boss Santo Caridi si recò personalmente, all'Aquila, da un promotore finanziario del posto per chiedere un prestito per poco meno di diecimila euro, soldi che dovevano essere poi appoggiati in una banca del posto. Non se ne fece nulla in quanto Caridi non esibì le documentazioni necessarie per garantire la solvibilità.

Ma che ci fosse l'intenzione di operare in zona lo dimostrerebbe anche il fatto che egli si rivolse allo stesso promotore finanziario per realizzare loghi, vetrofanie, locandine e altro per una sua attività.

Questi fatti, dunque, precedono il terremoto ma, secondo quanto si è appreso, le iniziative per sbarcare in Abruzzo sono di un paio di anni prima.

Caridi, che avrebbe anche partecipato a degli incontri con degli imprenditori edili per arrivare a ottenere qualche lavoro per la ricostruzione, secondo gli investigatori poggiava sulle iniziative di due suoi collaboratori per poi muoversi lui direttamente in seconda battuta. Questa, va precisato, è una ricostruzione degli investigatori, che è ancora al vaglio della magistratura. Ma le tracce non si fermano all'Aquila visto che ci sono indizi di tentativi di espansione anche fuori provincia.
Nell'inchiesta che ha portato in cella (o ai domiciliari) 4 persone ci sono l'imprenditore aquilano, Stefano Biasini, oltre a tre calabresi Antonino Vincenzo Valenti, Massimo Maria Valenti e Francesco Ielo indagati per concorso esterno in associazione mafiosa. Essi, secondo l'ordine di custodia cautelare emesso dal gip avrebbero avviato le infiltrazioni malavitose in concorso con Santo Giovanni Caridi e altri personaggi a lui vicini.
Le indagini non si sono fermate ma il 9 gennaio ci potrebbero essere delle novità. Infatti per quella data il tribunale ha fissato una udienza per il riesame della custodia cautelare circa la posizione di Biasini, che continua a proclamarsi innocente, e quella di Massimo Maria Valenti è che ai domiciliari. Le richieste di libertà, dopo la bocciatura del gip, Marco Billi sono state avanzate dagli avvocati Attilio Cecchini, Vincenzo Salvi e Amedeo Ciuffetelli.

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