L'Aquila, prigionieri di 4 milioni di tonnellate di macerie

Ricostruzione al palo tra ritardi e burocrazia. Funziona un solo sito. Bazzano e Barisciano pronti tra due mesi. Si punta anche sui soggetti privati per sveltire la rimozione

L’AQUILA. Quattro milioni di tonnellate di macerie stanno ferme da 10 mesi nelle piazze e nelle strade dell’Aquila e del suo circondario. L’allarme dell’assessore comunale all’Ambiente Alfredo Moroni è la conferma che il «problema dei problemi», per dirla con le parole del prefetto Gabrielli, non è stato ancora affrontato. Partita la Protezione civile, e sfumato il sogno di far intervenire l’esercito per allestire gli altri siti per il trattamento, ora la grana passa interamente nelle mani del commissario Chiodi. Per i siti di Bazzano e Barisciano servono altri 2 mesi.

TABELLA Tutti i numeri delle macerie FOTO L'Aquila prigioniera delle sue macerie

DUE MESI. Secondo le previsioni di alcuni tecnici, è questo il tempo minimo che sarà necessario per l’immissione in possesso nei terreni di Bazzano, in parte del consorzio per il nucleo industriale e in parte di privati tra cui un cavatore. Non sarà facile, per la struttura commissariale, completare l’iter prima di 60 giorni. Dopodiché bisognerà passare all’allestimento dei siti. Secondo alcune previsioni, prima di metà anno sarà difficile poter attivare gli altri due impianti pubblici per il trattamento. Finora, infatti, funziona un solo sito, quello dell’ex Teges. Ma le quantità trattate (poco più di 500 tonnellate al giorno) non sono sufficienti a liberare le strade dalle macerie e a far partire la ricostruzione. L’obiettivo dell’assessore Moroni, che ha partecipato al tavolo tecnico, riconvocato per l’assenza di alcuni componenti, è di arrivare, entro la fine dell’anno, a rimuovere almeno un milione di tonnellate di macerie.

LARGO AI PRIVATI
. Se, dieci mesi dopo il terremoto, il sito pubblico in funzione è uno solo e gli altri due, sempre pubblici, sono in ritardo riguardo al solo allestimento, si profila sempre di più il ricorso ai privati. Il tavolo tecnico sta maturando la convinzione che almeno una parte della gestione delle macerie vada assegnata ai soggetti privati, sempre attraverso bandi pubblici. In questa direzione sembra volersi muovere anche l’amministrazione comunale di Pizzoli, che aveva proposto cinque siti ma era andata incontro a una bocciatura causata dalla scoperta di materiali edili, il che aveva portato al sequestro preventivo di una parte delle aree prescelte. Tuttavia, la Regione conta di recuperare almeno uno dei siti pubblici di Pizzoli, ai quali potrebbe aggiungersi un quinto impianto, nella zona di Capestrano. Il tavolo tecnico è alla continua ricerca di spazi idonei per trattare le macerie. Le strutture tecniche di Comune, Provincia e Regione sono al lavoro per supportare gli enti locali nell’individuazione delle procedure di gara più idonee per l’affidamento della rimozione e dello smaltimento. Quello degli appalti è il nodo centrale dell’affare-macerie. I Comuni chiedono procedure snelle ma anche garanzie su uno schema di appalto inattaccabile, vista l’attenzione concentrata attorno a questo argomento e l’allarme lanciato dai magistrati che stanno vigilando sulla correttezza degli appalti della ricostruzione. Il Comune dell’Aquila vorrebbe curare solo la gara per la gestione, lasciando tutto il resto alla Regione. Quello di Barisciano sta alla finestra e vorrebbe una partecipazione nel percorso, ancora tutto da definire.

ABRUZZO ENGINEERING. La Regione ha affidato a nove tecnici di Abruzzo Engineering una serie di attività di supporto al Servizio gestione rifiuti della direzione della Protezione civile e dell’ambiente. «L’affidamento», spiega il presidente, l’avvocato Francesco Carli, «prevede la realizzazione di un progetto per il completamento del sistema informativo del servizio rifiuti. Con esso si farà fronte all’esigenza della Regione di riciclo e di riutilizzazione del materiale risultante dal trattamento delle macerie delle demolizioni post-sisma». Il personale di Abruzzo Engineering sarà impegnato soprattutto nel supporto tecnico-amministrativo (dalle bonifiche dei siti contaminati alla gestione delle problematiche dell’amianto), nell’estensione del database geografico e nell’implementazione del sistema per la gestione degli impianti di smaltimento, trattamento e recupero dei rifiuti. I tecnici parteciperanno al team incaricato di seguire la corretta gestione del recupero del materiale riciclato post-terremoto, da riutilizzare almeno per il 50% per la realizzazione di opere pubbliche. Il completamento del progetto è previsto per il 31 luglio.