La rivolta dei ristoratori: «Noi bersaglio sbagliato» 

Lo chef Franciosi: lavoratori a rischio. Cozzolino: inutili spese per la sicurezza Il barista Nanni: non siamo untori. Paris (Guerrinuccio): annullati tutti i banchetti

AVEZZANO. «Siamo il bersaglio sbagliato». Sono demoralizzati, stanchi e fanno difficoltà a guardare avanti. Hanno affitti e stipendi da pagare e non sanno come tirare avanti per un altro mese e forse di più. Ieri hanno abbassato le saracinesche alle 18 e solo alcuni hanno avviato le consegne a domicilio e l’asporto per continuare a offrire un servizio. Baristi, ristoratori e proprietari dei bar sono in ginocchio. Le misure dell’ultimo decreto della presidenza del consiglio dei ministri hanno creato ulteriori problemi a un settore già messo a dura prova negli ultimi mesi. «Ho sentito un freddo dentro quando ho letto il nuovo Dpcm», commenta lo chef Franco Franciosi dell’osteria Mammaròssa di Avezzano, «non siamo noi quelli da colpire. Ricevo foto di amici dalle grandi città, con gente accalcata nelle metro e nei bus. E fanno chiudere noi che rispettiamo le regole imposte dallo Stato? Era importante distinguere un ristorante di territorio da un locale della movida, con tutto rispetto per questo tipo di attività, ma non lo hanno fatto. Ho sei persone assunte a tempo indeterminato e non so cosa dire loro. Siamo il bersaglio sbagliato».
Oltre ai ristoranti, anche i bar hanno dovuto chiudere abolendo di fatto appuntamenti fissi come aperitivi e dopo cena. «In un certo senso ci stiamo di nuovo accodando», racconta Antonio Nanni del bar pasticceria Olimpia di Avezzano, «la gente è terrorizzata, circola molto di meno e la situazione non migliora. Il lavoro scende e in questi ultimi giorni ancora di più. La mattina bene o male c’è sempre un leggero movimento, ma il pomeriggio niente. Sono ottimista di natura e spero che le cose vadano per il verso giusto, anche se non credo che gli untori del Covid siano nei bar e nei ristoranti». Molti hanno dovuto dire addio a serate musicali ed eventi, come le attività che si trovano in piazza dell’Obelisco a Tagliacozzo. «Durante l’estate, Tagliacozzo è stata un’isola fortunata perché abbiamo recuperato qualcosina perso nei mesi chiusi», precisa Marco Gialloreti, titolare dell’enoteca Ada Nurzia, «ora ci ritroviamo di nuovo in questa situazione. Oggi (ieri per chi legge, ndc) ho incassato 35 ore, ma di questi tempi sono oro. Nel fine settimana, quando c’è più lavoro, chiudere alle 18 sarà drammatico. Il problema grande arriverà a Natale».
Nel nuovo Dpcm, oltre alla chiusura delle attività di ristorazione c’è anche il divieto di effettuare qualsiasi tipo di banchetto.
«Avevamo parecchie prenotazioni per banchetti ed eventi», ricorda Italo Paris del ristorante Guerrinuccio di Celano, «sono state tutte annullate o posticipate. Non è un bel momento e la cosa che ci fa rabbia è il fatto che abbiamo seguito alla lettera tutto quello che ci hanno chiesto di fare e poi alla fine il ringraziamento è stata la chiusura. La perdita è enorme e anche l’indignazione sale. Nel fine settimana attiveremo l’asporto e le consegne a domicilio, per l’hotel continueremo a lavorare e a servire i pasti secondo le norme. Ci tengo a sottolineare che tutto il personale ha effettuato i tamponi e sono risultati negativi».
In tanti si stanno riorganizzando con asporto e consegne a domicilio per cercare di offrire un servizio, ma è dura.
«Abbiamo dovuto fare una riduzione del 40% dei posti per metterci in regola con le normative», afferma Davide Cozzolino dell’omonima pizzeria di Avezzano, «la nostra clientela è al livello familiare e il nostro scopo era quello di dare tranquillità ai clienti. Ora questo nuovo decreto ci ha spiazzato perché abbiamo investito per metterci in regola e ci siamo trovati di nuovo chiusi. Abbiamo riattivato l’asporto e dalla prossima settimana faremo anche la consegna a domicilio, ci stiamo organizzando».
Il settore alberghiero può continuare a offrire il servizio a cena. Nonostante ciò, anche gli hotel stanno soffrendo molto. «Consigliando di rimanere in continuazione a casa, è chiaro che le persone non si muovono», sottolinea Anastasia Paris del ristorante-hotel Le Gole di Celano, «noi rimaniamo aperti perché siamo un punto di riferimento. Ma la situazione sta diventando insostenibile, lavoriamo per limitare il danno».