Lacrime sotto la pioggia: «Per noi un’altra ferita» 

Il medico Scarsella rivive i momenti dello schianto dell’elicottero a Campo Felice Persero la vita cinque soccorritori e uno sciatore che si era infortunato sulle piste

L’AQUILA. «Piano, facciamo piano, dobbiamo fargli male il meno possibile». Sono le parole di uno dei soccorritori che si trovano di fronte al corpo senza vita di Paolo Dal Pozzo, il co-pilota dell’elicottero del 118 schiacciato da una cisterna carica di carburante durante l’Air show. «Non dobbiamo fargli male», sussurrano i poliziotti della scientifica e i medici che cercano di spostarlo da sotto la cisterna. Parole che stanno a significare il grande rispetto che in quei momenti accomuna ogni soccorritore, qualunque sia la sua divisa.
i testimoni
Il medico Americo Scarsella ha la voce ancora tremante. È la seconda volta in pochi anni che si trova faccia a faccia con la morte di una persona con la quale lavorava ogni giorno. Era il 2017, quel maledetto 24 gennaio, quando l’elicottero del 118 si schiantava su Monte Cefalone, a Campo Felice, portando via le vite di Valter Bucci, Giuseppe Serpetti, Mario Matrella, Davide De Carolis, Gianmarco Zavoli e lo sciatore Ettore Palanca. Anche quel giorno di sette anni fa, Scarsella si era trovato in prima linea, in mezzo alla bufera, nella speranza, purtroppo vana, di portare soccorso. Il suo pensiero per prima cosa va alla vittima, un padre di famiglia, una tragedia che ci sconvolge tutti». E poi c’è anche un pensiero per le persone che erano con lui. «I ragazzi della polizia scientifica, bravissimi. E poi i miei autisti, Daniele Romano e Salvatore Bitetto, che pur non essendo abituati si sono dati da fare per portare aiuto». E pensare che l’elicottero giallo del 118 targato I-LAQU, al termine del rifornimento, doveva andare via. Non poteva rimanere lì, nel piazzale davanti agli hangar dell’aeroporto. Pochi minuti e avrebbe ripreso il volo per andare al San Salvatore. Se si fosse creata una situazione di emergenza, l’elicottero doveva essere libero di poter prendere il volo senza aspettare la fine delle evoluzioni degli aerei. «Sono profondamente rammaricato e colpito da questa nuova tragedia che investe il servizio di elisoccorso dell’Asl dell’Aquila. Sono le parole di Gino Bianchi, responsabile del servizio 118. «Tutta la mia solidarietà all’Avincis (la società affidataria del servizio elisoccorso in Abruzzo) e soprattutto le mie condoglianze alla famiglia del co-pilota morto in questo modo così tragico». Cordoglio anche dal Corpo nazionale di soccorso alpino e speleologico e dai vertici Asl dell’Aquila e della Toscana. «Una tragedia», aggiunge la direzione dell’Asl 1 Abruzzo, «che purtroppo testimonia la delicatezza e il rischio di un’attività così importante svolta al servizio della comunità». Vicinanza e cordoglio sono espressi anche da Sis 118 Abruzzo (società italiana sistema 118) con la presidente Roberta Orsini. Su X, esprimendo profondo cordoglio, interviene anche l’Aeronautica Militare. A Preturo sta iniziando a piovere forte e le operazioni di recupero del pilota sono ancora in corso. Qualcuno va a slegare uno dei gazebo della festa. Prima che la pioggia diventi troppo forte, in cinque o sei lo sollevano e lo trascinano verso la cisterna bianca e rossa. I rilievi sono finiti, non c’è più nulla da preservare per l’inchiesta. Ma Paolo Del Pozzo è ancora lì, e ci sono ancora i soccorritori vicino a lui. Non possono fare altro. «Quel gazebo mettetelo qui. Teniamolo all’asciutto».
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