Muore nel bosco mentre caccia cinghiali 

Malore fatale per il noto imprenditore avezzanese Verdecchia, aveva 71 anni. Il ricordo: «La montagna era la sua passione»

AVEZZANO. Una battuta di caccia si è trasformata in tragedia per un gruppo di amici marsicani. L’imprenditore Nando Verdecchia, 71 anni, di Avezzano, si è accasciato a terra ed è morto davanti agli occhi increduli dei suoi compagni. A nulla sono valsi i soccorsi tempestivamente allertati dagli amici dell’uomo, testimoni increduli di un sabato pomeriggio sfociato nel dramma. L’uomo è molto conosciuto e stimato in tutta la Marsica per via della sua attività lavorativa. Insieme al fratello Fulvio, Nando Verdecchia gestiva da anni lo storico negozio Tecnobar di piazza Cavour ad Avezzano, specializzato nell’arredamento dei bar e dei negozi in genere. Con loro collaborava anche l’adorata moglie, Gigliola Fantauzzi.
La vittima è anche il fratello di Fausta Verdecchia, moglie del compianto campione di ciclismo Vito Taccone, il Camoscio d’Abruzzo.
È stato un malore improvviso a stroncare la vita di Nando Verdecchia, appassionato di caccia, montagna ed escursionismo. Il suo fisico atletico non aveva mai fatto presagire problemi di salute. Proprio un anno fa, l’uomo aveva scalato l’Everest (la vetta più alta al mondo, ndc) in compagnia del figlio minore Valerio.
La tragedia si è consumata nei boschi di Santa Jona, frazione di Ovindoli, a circa un chilometro di distanza dal centro abitato.
Mancavano pochi minuti alle 16. Il gruppo di cacciatori, per gran parte provenienti da Celano e Avezzano, aveva appena terminato una battuta di caccia al cinghiale e stava radunando i cani per tornare verso casa. Stando al racconto dei testimoni, mentre camminava nel bosco, l’imprenditore è inciampato cadendo a terra, poi si è rialzato, ha compiuto un altro passo in vanti e un istante dopo si è accasciato di nuovo al suolo perdendo i sensi. Sul posto è arrivata un’ambulanza del 118, i sanitari hanno tentato il possibile per cercare di mantenere in vita il 71enne, ma per lui non c’è stato nulla da fare nonostante le insistenti manovre rianimatorie. Sul posto sono arrivati anche i carabinieri di Ovindoli, coordinati dal maresciallo Sante Benedetti. «Esattamente un anno fa aveva scalato l’Everest con Valerio», ricorda addolorato il nipote Cristiano Taccone, «e proprio questa mattina, in famiglia, stavamo ricordando la poderosa impresa. Siamo sconvolti per questa tragedia così improvvisa che ci lascia senza parole, l’unico nostro conforto è che zio sia morto facendo quello che gli piaceva, nel posto che più amava: la montagna».
Oltre alla moglie e al figlio, lascia anche due figlie, Alessandra e Francesca.
La camera ardente, allestita nella casa funeraria Rossi di via Nuova ad Avezzano, sarà aperta oggi alle 9. Mentre i funerali verranno celebrati domani, alle 16, nella chiesa di San Giuseppe a Caruscino.