Palazzo Margherita rinato La città ritrova un simbolo 

Cerimonia di riapertura della storica sede del Comune a 13 anni dal terremoto Ma per il trasferimento dei 300 dipendenti ci vorranno altri due mesi di lavori 

L’AQUILA. Gli operai al piano terra sono al lavoro nella porzione di cortile dove sono stati rinvenuti importanti reperti archeologici. Palazzo Margherita, casa della municipalità fino al sisma del 2009, è in parte ancora un cantiere, ma ieri ha aperto le porte ai consiglieri comunali e alla giunta per una visita simbolica. Non una vera inaugurazione, che arriverà forse tra un paio di mesi, a causa dei ritardi nella consegna dell’opera. Occorrerà ancora del tempo per restituire alla città l’intero edificio legato, a doppio filo, alla figura di Margherita D’Austria, da cui ha preso il nome. Entrare nella sala consiliare, affrescata con lo storico dipinto a parete di Fulvio Muzi e gli scranni n legno scuro, è un salto all’indietro di 13 anni. Un ritorno a casa, seppure parziale.
ECCO IL PALAZZO
Alla visita, insieme ai rappresentanti della municipalità, sono stati ammessi solo i giornalisti e una scolaresca della scuola elementare Maestre Pie Filippini. Proprio ad un’alunna dell’istituto di suore è stata affidata l’apertura della cerimonia: «Oggi è un giorno di esultanza per l’intero popolo aquilano che ritorna alla ribalta con la sua forte volontà, che è anch’essa il domani». Ai saluti istituzionali hanno fatto seguito la benedizione della sala, impartita da don Daniele Pinton e la relazione di Silvia Mantini, docente di storia moderna dell’Università dell’Aquila e presidente del Comitato per i 500 anni dalla nascita della Duchessa d’Austria, che ha illustrato il lungo e complesso restauro e la storia del palazzo. «Oggi è un giorno speciale per chi ama L’Aquila», le parole del sindaco Pierluigi Biondi, «il cuore dell’istituzione comunale, il consiglio, torna nella sua sede. Non c’era modo migliore per chiudere il percorso di questi 5 anni, dentro la nostra sede simbolo della nostra storia e rinascita. Un luogo che consegniamo, idealmente, alle nuove generazioni con l’auspicio che possa essere fulcro di convivenza pacifica e di confronto costruttivo tra chi ha visioni differenti». Il presidente del consiglio comunale, Roberto Tinari, promotore dell’iniziativa, ha esordito: «Aquilani, siamo a casa. Impossibile nascondere l’emozione dopo tanti anni. Un grazie a tutti quelli che stanno rendendo possibile la rinascita di questo splendido palazzo, ma soprattutto grazie alla tenacia e all’incrollabile forza degli aquilani. Oggi siamo in una splendida città rinata, da vivere».
L’INTERVENTO
Il palazzo a completamento dei lavori sarà riaperto a circa 300 dipendenti e ospiterà gli uffici di rappresentanza del Comune. Al primo e al secondo piano, oltre alla sala consiliare troveranno posto l’ufficio del sindaco, le sale delle commissioni consiliari e tutti gli uffici attualmente dislocati a Palazzo Fibbioni e parte di quelli della sede di Villa Gioia. L’intervento di ristrutturazione, nel rispetto delle peculiarità architettoniche e stilistiche del carattere monumentale dell’edificio, è stato lungo e travagliato: partito nel 2017, sarebbe dovuto terminare due anni dopo ma l’inaugurazione, inizialmente prevista nel 2019, è slittata più volte per imprevisti tecnici e burocratici, prima al 2021, poi al 2022. È saltata, all’ultimo momento, la data del 31 marzo scorso, con la convocazione dell’ultima seduta del consiglio comunale che si è tenuta a palazzo Fibbioni e non a palazzo Margherita, come avrebbero voluto Biondi e Tinari per chiudere la legislatura. L’opera, del valore di circa 11,7 milioni, è stata eseguita dal raggruppamento temporaneo di imprese composto dall’aquilana Digimastri e dalle campane Samoa e Sepe e finanziata in parte con fondi pubblici, in parte dal Credito cooperativo italiano. Anche quando il palazzo sarà pronto, resterà da sistemare la Torre civica, che ospitava la Bolla del Perdono di Papa Celestino V; opera stralciata dal progetto iniziale dopo che, nel 2016, si è inclinata rispetto al danno causato del terremoto.
LA STORIA
Luogo di potere ed emblema civico, palazzo Margherita deve il suo nome alla sontuosa residenza allestita nel 1575, sulle ceneri della regia Curia del Capitano del XIII secolo, per accogliere la Duchessa d'’Austria, nominata Governatrice dell’Aquila. Distrutto dal terremoto del 1703, fu integralmente ricostruito arrivando ai nostri giorni nella versione ottocentesca. Nel 1974 è diventato sede del Comune fino al 6 aprile 2009, quando il sisma lo ha gravemente danneggiato.
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