Parla la donna ferita dall’ex marito: «Volevo giustizia, ora torna la vita» 

L’uomo che l’aveva gravemente ferita con due coltellate è stato condannato a 16 anni di reclusione Lei accoglie con favore la sentenza: nessuna parola di perdono per chi ha cercato di ucciderla

SULMONA. «Questo per me è un giorno in cui ha prevalso la giustizia, non la vendetta. E certo non è un giorno di festa. È un punto dal quale ripartire per tornare a vivere nella speranza. Questa mia esperienza deve poter servire a tutti coloro, donne e uomini, che si trovano a subire atti di violenza, aiutandoli a riconoscerla e a fare il possibile per evitarla». All’indomani della sentenza di condanna dell’ex marito che aveva tentato di ucciderla a colpi di coltello, la donna scampata miracolosamente alla morte solo grazie all’intervento del figlio ha deciso di dire qualcosa, ma solo per esprimere la sua speranza nella vita contro ogni manifestazione di violenza.
Non è arrivato, però, il perdono richiesto dal marito, Alyko Hysen 53enne di origini albanesi, ma radicato da anni nel tessuto cittadino di Sulmona. Nel corso dell’udienza che ha portato poi il tribunale a pronunciare la condanna a 16 anni di reclusione, l’uomo aveva rilasciato delle dichiarazioni spontanee chiedendo perdono alla ex moglie e ai suoi tre figli.
«Chiedo scusa per il dolore che ho provocato a tutte le persone. Non so spiegare il perché di ciò che quella sera è accaduto. Magari potessi tornare indietro. In un attimo ho perso tutto: la mia famiglia, l’amore per i miei cari e la libertà». Un pentimento arrivato in extremis, forse anche per far breccia nel cuore dei giudici per avere una sentenza più clemente che, però, non è arrivata. «In tempi ragionevoli la Procura e il Tribunale di Sulmona hanno definito una pendenza così grave, restituendo alle vittime di tanta violenza la fiducia verso un futuro che può ancora essere giusto», ha detto il difensore della donna, parte civile nel processo, l’avvocato Maurizia Sciuba. «Restiamo in attesa degli eventuali successivi gradi di giudizio continuando a credere in sentenze giuste e sperando che questa triste vicenda possa essere contribuire a formare una coscienza collettiva ispirata al rispetto della vita».
Oltre alla condanna a sedici anni di reclusione per Alyko Hysen, è stata disposto il pagamento di una provvisionale di 50 mila euro nei confronti della moglie, l’interdizione dai pubblici uffici per cinque anni, la sospensione della potestà genitoriale e il pagamento delle spese processuali, più il risarcimento da calcolarsi in separata sede.
Era il 29 luglio 2021 quando il 53enne, aveva atteso la moglie sotto casa in via Montesanto. Dopo una breve discussione l’aveva colpita con due fendenti ferendola gravemente all’addome. In soccorso della donna era arrivato il figlio maggiorenne che, dopo aver disarmato il padre, lo aveva immobilizzato sotto gli occhi terrorizzati di alcuni testimoni richiamati d alle urla della donna. Subito dopo era arrivata sul posto la volante della polizia che aveva preso in consegna l’uomo portandolo in carcere dove è ancora detenuto.
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