Pizzoli è sotto choc per la condanna-bis all’ex parroco Piccoli 

Il sindaco Anastasio testimone di tante battaglie col prete: «Umanamente dispiace, ma ci rimettiamo alla giustizia»

PIZZOLI. Sconcerto e imbarazzo. Questi i sentimenti che albergano negli ambienti ecclesiastici aquilani all’indomani della condanna-bis inflitta nel secondo grado di giudizio (per la terza volta da collegi giudicanti diversi, ma di fatto la seconda dopo che una precedente sentenza era stata annullata) nei confronti di don Paolo Piccoli. Per la morte del confratello monsignor Giuseppe Rocco, di 92 anni, trovato senza vita il 25 aprile 2014 nella sua stanza alla Casa del Clero di Trieste, Piccoli è stato riconosciuto colpevole di omicidio volontario aggravato. Non andrà in carcere. I suoi avvocati, lette le motivazioni della sentenza, valuteranno un secondo ricorso per Cassazione convinti dell’innocenza del loro assistito. Entro 90 giorni la Corte d’assise d’Appello di Venezia motiverà la decisione di condannare di nuovo l’ex parroco di Pizzoli e Rocca di Cambio, ordinato sacerdote il 29 giugno 1993 dal defunto arcivescovo Mario Peressin e divenuto poi canonico – titolo che la Chiesa attribuisce «solo a sacerdoti che si distinguono per dottrina e integrità di vita e che abbiano esercitato lodevolmente il ministero» (canone 509 comma 2 del Codice di diritto canonico) – dell’amplissimo capitolo metropolitano aquilano.
nessuna sanzione
Nessun provvedimento canonico verrà adottato per ora, trapela negli ambienti della Curia. La linea dettata dal cardinale Giuseppe Petrocchi è quella della cautela e della presunzione d’innocenza. Nel 2016, quando Piccoli fu indagato, fu diffuso un documento ufficiale della diocesi nel quale si leggeva, tra le altre cose, che «il Codice di diritto canonico prevede la custodia della “buona fama” (cfr. can. 220). Pertanto, è sulla base delle decisioni che verranno prese dalla Magistratura che si decideranno eventuali misure in ambito ecclesiastico, nella salvaguardia della dignità della persona e nella rigorosa applicazione delle normative canoniche».
SCONCERTO a pizzoli
Se la Chiesa attende la Cassazione, a Pizzoli la notizia della condanna-bis all’ex parroco provoca sconcerto e tanti interrogativi. Se ne fa portavoce il sindaco Giovannino Anastasio, spesso contrapposto a Piccoli, nell’immaginario collettivo, come una sorta di Peppone in urto con don Camillo. Ma qui non si tratta di rievocare questioni legate al disturbo della quiete pubblica col suono di campana a ogni ora del giorno, oppure di inni fascisti come “Canzone d’Africa” e “Tripoli bel suol d’amore” diffusi dal campanile durante i comizi di Rifondazione. «La questione è di tutt’altro genere», afferma Anastasio. «La mia posizione è stata sempre ben chiara rispetto alle scelte dell’ex parroco, col quale era impossibile negoziare, che hanno creato subbuglio notevole in paese per una lunga stagione. Ma parliamo di fatti di 20 anni fa sui quali ognuno, in tutto questo tempo, potrà aver maturato il proprio convincimento personale. La recente notizia della nuova condanna, invece, colpisce e turba profondamente questa comunità vista la tragica fine dell’anziano sacerdote, la gravità delle accuse a don Paolo e la portata nazionale di questo processo. Qui si va oltre l’immaginabile. Non intendo esprimere, pertanto, alcun giudizio di merito, rimettendomi a quello della giustizia, che è l’unica a poter affermare se si sia di fronte a un innocente oppure a un colpevole. Mi limito a esprimere umanamente il mio dispiacere per questa vicenda, che riapre nella popolazione vecchie ferite. Di quei fatti, a Pizzoli, si parla ancora oggi. L’unica cosa da fare è rimettersi all’autorità dei giudici secondo il nostro ordinamento».
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