Prime verità sulla morte della giovane pasticcera 

L’autopsia: «Uccisa da una tromboembolia polmonare». Inchiesta contro ignoti L’avvocato Casciere: «Esami non eseguiti in ospedale, poteva essere salvata»

TRASACCO. Uccisa da una tromboembolia polmonare. È il primissimo responso a cui è arrivato il consulente tecnico nominato dalla Procura di Avezzano per chiarire la morte di Erica Nazzicone, pasticcera 26enne di Trasacco. A eseguire l’autopsia sulla giovane è stato Fabio De Giorgio del Policlinico Gemelli di Roma. De Giorgio avrà tre mesi per depositare le conclusioni. L’inchiesta per omicidio colposo è al momento contro ignoti. È da escludere che il decesso sia in qualche modo ricollegabile a una cura a base di azoto a cui la donna si era sottoposta tempo fa per un’ernia alla colonna vertebrale. Ipotesi questa avanzata nei giorni successivi alla tragedia da alcune persone vicine alla famiglia.
Per l’avvocato Leonardo Casciere, che assiste padre, madre e sorelle della vittima, in ospedale ci sono state negligenze. «In particolare», sottolinea Casciere, «la povera Erica poteva essere sottoposta a una Tac o a un esame di EcoColorDoppler vascolare che avrebbero potuto evidenziare che era in corso una tromboembolia polmonare. Ci sarebbe stato dunque il tempo per intervenire e salvarle la vita. La famiglia chiede che venga fatta chiarezza per accertare eventuali responsabilità e ha piena fiducia nell’operato della magistratura».
Nei giorni scorsi la polizia, su disposizione del pm Lara Seccacini, ha acquisito la documentazione medica relativa al caso. Stando a quanto denunciato dai familiari in un esposto, la 26enne di Trasacco era arrivata una prima volta al pronto soccorso dell’ospedale nel giorno dell’Epifania: durante la notte aveva iniziato ad accusare un forte dolore alla schiena che, diventato sempre più insopportabile, l’aveva spinta a rivolgersi al pronto soccorso, dov’era arrivata verso le 9.30 su un’ambulanza dell’Avis, accompagnata dalla mamma Raffaella. Per circa sei ore la giovane era rimasta in osservazione breve ed era stata dimessa verso le 15.30, dopo essere stata sottoposta a un elettrocardiogramma e alla misurazione della pressione. Il giorno seguente, martedì 7 gennaio, la situazione era precipitata di colpo, con la giovane pasticcera che aveva iniziato ad accusare difficoltà nel respirare. A quel punto la famiglia, allarmata, aveva deciso di richiedere l’intervento dell’ambulanza del 118. Quindi la nuova corsa in ospedale. Fino al dramma, con la dichiarazione di morte alle 9.
Il caso della giovane ha riportato al centro dell’attenzione anche le problematiche del pronto soccorso di Avezzano, reparto che affronta una mole di lavoro notevole con personale estremamente ridotto.
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