San Demetrio, un anno fa la consegna dei Mapma la ricostruzione del paese è ancora ferma

Nel Ferragosto del 2009 Silvio Berlusconi consegnava le chiavi del villaggio di casette di legno realizzato nella frazione di Stiffe dalla Provincia autonoma di Trento. Nelle case niente infiltrazioni né pareti ammuffite, ma i residenti chiedono normalità, non delle baite con vista sulla devastazione: "Rivogliamo il paese, la ricostruzione pesante non è ancora partita"

SAN DEMETRIO NE' VESTINI. Anna Sofia e il marito Achille Notareschi, i primi due sfollati aquilani in assoluto a ricevere, il 21 agosto 2009, le chiavi delle casette di legno targate provincia autonoma di Trento, stanno raccontando di quando Berlusconi entrò nel bagno e aprì il rubinetto tra lo stupore generale. E, messa la mano sotto l'acqua gelata di Stiffe, dovette ammettere che, sì, quei trentini avevano lavorato proprio bene. A San Demetrio un anno dopo, tra ricordi e voglia di normalità.

Gisella l'americana. È festa, in casa dei Notareschi. A rallegrare la famiglia c'è la figlia Gisella, tornata dall'America dove vive e lavora da 7 anni. Sommelier nel ristorante italiano di New York «Accademia di Vino», chiude un occhio quando la mamma tira fuori birra e aranciata per rinfrescare questa calda mattina d'agosto, un anno dopo. Qui, a Stiffe, a un passo da Villa Sant'Angelo ma frazione del Comune di San Demetrio ne' Vestini, oltre alle Grotte (ancora chiuse 16 mesi dopo il terremoto) c'è pure un villaggio che, se non fosse per la tragedia che l'ha fatto nascere sarebbe pure bello. Lo skyline spazia da Campana alle frazioni di Fagnano Alto, Castello e Vallecupa, fino a San Demetrio, a Villa Sant'Angelo e a Tussillo, col Gran Sasso davanti che si staglia oltre le finestre. «Ci si sta bene», dicono in coro i 25 abitanti di questo paesello provvisorio attaccato alla montagna che, per primi, entrarono nelle nove casette di legno dopo la devastazione. Anche se, come precisa Nino Daniele, il 21 agosto di un anno fa ci fu solo la consegna delle chiavi, mentre «ci fecero entrare effettivamente il 22 settembre».

Un anno fa. Una casa dignitosa, chiavi in mano, a 4 mesi e mezzo dal terremoto, è un record che fece impallidire persino il premier, «che tentò di prendere in castagna quelli del Trentino aprendo il rubinetto e sperando, magari, di trovare una pecca, qualcosa che non andava, ma non fu così», raccontano divertiti da quassù, ripensando al Ferragosto di Berlusconi, ai tempi che frequentava L'Aquila ogni giorno, che sentenziò solenne di fronte alla folla plaudente: «Ci starete benissimo, non ve ne andrete più». Plaudente, sì, ma tutti sanno che si avvicinò pure un aspirante assegnatario che disse: «Sì, ma i mobili ce li mettete sì o no?». E giù risate, sia quel giorno sia oggi a raccontarlo.

L'enoteca perduta. Sogni realizzati, sì, come quello di rimettere la testa sotto un tetto «che però di notte, quando piove, all'inizio fa un po' impressione perché la lamiera fa rumore». Ma anche sogni infranti come quello di Alberto Liberati, che vive qui con Agnese Foglia. I due avevano tutto pronto per aprire un «Bed and breakfast» e un'enoteca al centro di Stiffe vecchia «ma il terremoto ha fatto saltare tutto e chissà se si può recuperare qualcosa di quel progetto». Dovevano aprire una ventina di giorni dopo il 6 aprile. «Ora aspettiamo la ricostruzione», dicono facendosi coraggio a vicenda. «In mezzo al paese chissà quando ci metteranno le mani. La ricostruzione è lenta, abbiamo fatto la domanda per l'aggregato ma ci vogliono tempo e tanti soldi, chissà...». Davanti a casa hanno messo la tendina colorata a fiori che fa tanto normalità, ma nessuno ha rimosso quel burocratico cartello «Edificio 4» attaccato al legno che ti riporta alla dura realtà del provvisorio. Dicono che qui anche il «capocantiere», il presidente della Provincia autonoma di Trento Lorenzo Dellai, abbia «prenotato» una casetta. «Gliel'ho promessa io», ammette il sindaco di San Demetrio Silvano Cappelli, che storce un po' il naso quando vede che, davanti a un'abitazione, è spuntato fuori un gazebo verde. «E quello?», chiede. «Beh, sindaco, fa caldo e la sera mettiamo un tavolino per stare insieme». Ok, permesso accordato. Il sole, in effetti, ha bruciato le aiuole tanto che il sindaco pensa a un impianto di irrigazione.

Condizionatore. Edificio 3. «Ci fa un po' caldo, la notte», stanno commentando tra loro Nino Daniele e la moglie Anna Barone. «La casa è grande, ma messo il condizionatore abbiamo risolto il problema. La nostra, quella vera, è classificata E. È isolata, nel senso che non sta in aggregato, ma il paese è puntellato. Come fanno i camion a passare?». Per Stiffe ci vogliono 900mila euro. «Se mi dicono che posso fare io lo faccio», dice il sindaco che ha già in mente come e cosa ricostruire della frazioncina. C'era, prima del sisma, un finanziamento pronto per la riqualificazione. Basterà?

Le scosse. Come si vive sotto l'imboccatura delle Grotte «che la gente viene a chiedere in continuazione: ma sono aperte? e poi se ne va»? Nino è davanti a casa sua quando racconta che «ogni tanto si sente una botta. L'altro giorno è caduta la roba dagli scaffali di un negozio qua vicino. Insomma tranquilli si sta, ma poi, ogni tanto, ci teniamo in movimento. Speriamo bene».

Le lampadine. Edificio 9. «Grazie sindaco per le lampadine», esordisce Ida De Matteis che ha un guardiano speciale in casa: un cagnolino nero che abbaia a ogni estraneo. «Sa, qua c'è il bosco e ci stanno anche tanti animali. Di notte era un problema, ma s'è risolto. Casa mia? Ci spero poco di poterci tornare, mi sono organizzata qua, c'è tutto e non ci manca niente».

Il cannocchiale. Da questo osservatorio che scruta la piana ogni tanto Achille prende il binocolo e lo punta sulla sua casa paterna, a Villa, paese che ha pianto 17 vittime. «Sopra alla mia ce ne sono cadute altre quattro. Dieci anni? Io ci metterei la firma, ma due già ne sono passati e bisogna darsi da fare».

Le altre case. Non è tutto stile Trentino l'abitare provvisorio dei sandemetrani. Sulla scrivania del sindaco c'è un elenco lungo così di «cosa non funziona» nelle altre casette di legno sparse su tutto il territorio comunale. Ne erano previste inizialmente 172, ne sono state aggiunte 40 dopo altri sopralluoghi che hanno impedito alla gente di rientrare nelle proprie. Appalti veloci e lavori supersonici si portano dietro tutto un florilegio di tetti con le infiltrazioni, pareti mezze ammuffite, zone senza illuminazione, tubi rotti e altre problematiche. Insomma, non è tutto come al villaggio di Stiffe. Dove, se non fosse per le case sbriciolate di Tussillo e Villa, non ti accorgeresti neppure di che immane tragedia ha fatto nascere questa balconata di baite del Trentino sulla vallata devastata.

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