Scandalo balconi, i periti: «Usati materiali scadenti»

Piano case, trapelano gli esiti della consulenza ordinata dal pm dopo il crollo Confermati gli indizi che parlano di errori nelle scelte tecniche di costruzione

L’AQUILA. Trapelano gli esiti della perizia disposta dalla procura della Repubblica nell’inchiesta iniziata con il crollo di un balcone al Progetto case di Cese di Preturo e poi estesa a 500 alloggi che si trovano anche negli insediamenti di Collebrincioni, Coppito, Sassa e Arischia. Non ci sono colpi di scena: gli esami sembrano confermare le criticità, tutte di una certa gravità, circa modalità di realizzazione e uso dei materiali che erano emerse in maniera chiara già in occasione dei primi sopralluoghi. Si tratta di rilievi che hanno riguardato non solo il palazzo dove è crollato il balcone, ma anche altri edifici presi a campione.

Per esempio appare incollato e non anche bullonato il legno che tiene in piedi le palazzine in questione. Inoltre, è scadente il legno utilizzato per realizzare quattro lotti di un progetto costato alle casse pubbliche oltre un miliardo di euro. Ci sono poi, per quanto riguarda il balcone crollato, dei difetti di costruzione legati alla mancanza della guaina e quindi dell'isolamento che ha permesso infiltrazioni d'acqua che hanno indebolito il legno, poi degradato a causa dell’umidità. Materiale, va ricordato, di qualità non buona. Il collante non è distribuito in maniera uniforme e sono visibili connessioni trasversali realizzate con chiodi ordinari da carpenteria.

Il degrado della struttura portante è dovuto, appunto, all’umidità che ha alterato le caratteristiche meccaniche del legno, rendendole incompatibili con i carichi dovuti solo al peso proprio. Appare subito evidente che la struttura portante non è stata protetta dall’azione dell’acqua piovana, non si rileva infatti la presenza di materiali o componenti edilizi finalizzati alla impermeabilizzazione. Non è da escludere che la modalità realizzativa abbia innescato un processo di deterioramento causato dal diverso grado di umidità esterna rispetto a quella interna. Una perizia che, almeno in linea di massima, coincide con gli esiti di uno studio che il Comune commissionò a un privato.

La svolta nell’inchiesta non è lontana. Mancano soltanto alcuni accertamenti con acquisizioni di documenti che la Forestale sta svolgendo in alcuni uffici. Dopo Ferragosto la Procura sarà in grado di chiudere le indagini. Nel registro degli indagati ci sono una quarantina di persone, cui ancora non è stato recapitato nulla in attesa di un quadro meno incerto delle responsabilità.

Accanto alle ipotesi di reato di crollo colposo e frode in pubbliche forniture è stata formulata anche quella di omissione di lavori in edifici che minacciano la rovina, quest'ultimo in riferimento alla correttezza della manutenzione ordinaria e straordinaria e in relazione al fatto che i cittadini avevano più volte denunciato anomalie nei balconi.

Ma sul reato di frode in pubbliche forniture, effettuate nel 2009, c'è il rischio di prescrizione.

Le indagini sono affidate al pm Roberta D’Avolio di intesa con la Forestale e i vigili del fuoco che di recente sono stati avvistati nella zona dove ci fu il crollo del balcone ma per altre ragioni.

La Procura, visto il grave incidente che non causò morti solo per un caso, chiese e ottenne dal gip il sequestro di 500 alloggi a rischio.

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