Slitta la consegna delle nuove case

Berlusconi: pronte entro novembre. I comitati bloccano il traffico

L'AQUILA. Slittano i tempi per le nuove case. Dal settembre di «tutti sotto un tetto» si è giunti al «novembre casa per tutti». Il premier Silvio Berlusconi però ostenta sicurezza. Vola all'Aquila, si ferma nei nuovi cantieri e si compiace dell'andamento dei lavori. Poi illustra i progetti, si disinteressa delle contestazioni per strada dei comitati e dribbla i giornalisti che lo attendono per la conferenza stampa di fine giornata con finte che.. neanche Ronaldinho.

Alla fine il presidente del consiglio Silvio Berlusconi conosce da vicino i costruttori e i nuovi eletti abruzzesi del Pdl e decolla garantendo la ricostruzione delle seconde case. «Dal 15 settembre al 30 novembre, 15 mila persone che hanno perso la loro casa, che sarà ricostruita nei prossimi due o tre anni a spese dello Stato, troveranno qui una casa comoda, inserita nel verde e con i servizi».

L'ARRIVO. La giornata inizia con molti dubbi sul programma della visita e continua tra continui depistaggi. Persino il corteo presidenziale - partito dall'aeroporto di Preturo con diverse auto blu e la scorta - arriva a Coppito senza Berlusconi. Scende il sottosegretario alla presidenza del consiglio, Paolo Bonaiuti, ma del premier nemmeno l'ombra. In quel momento sta visitando i cantieri.

AEROPORTO VIETATO. Alle 15.30 all'aeroporto di Preturo scatta il coprifuoco: «Sta per arrivare Berlusconi». I carabinieri presidiano l'incrocio con la provinciale, la polizia la zona esterna al cantiere. Un uomo dello staff di Berlusconi, accompagnato da Luca Spoletini capo ufficio stampa della Protezione civile, allontana giornalisti, fotografi e cameramen. «Questa è area cantiere, è pericoloso». Per vedere lo sbarco del premier bisogna camminare a piedi e attraversare un campo d'orzo. Dalla montagnola dietro al piccolo scalo si avvista l'elicottero bianco che atterra alle 16.40. A ricevere Berlusconi i vertici locali delle forze dell'ordine tra cui il comandante provinciale dei carabinieri Amedeo Specchia. Dieci minuti dopo, un corteo di una ventina di auto blu a vetri oscurati con la staffetta della Stradale sfreccia a tutta velocità. Ma il premier non è in macchina. Pochi minuti dopo, eccolo di nuovo in elicottero per sorvolare l'area dove si stanno realizzando le case antisismiche, al bivio di Cese di Preturo. Qui il nuovo fuori programma.

IL SALUTO DALL'ALTO. Ad attendere, sotto il sole, un centinaio di pacifici residenti di Cese di Preturo. Donne, anziani e bambini che 24 ore prima, avendo saputo della visita del premier, sono andati alla questura e hanno chiesto di poterlo incontrare lasciando nomi e cognomi. Manifestazione pacifica e autorizzata, dunque, ma ignorata dall'ospite più atteso. Il premier, così, diserta al debutto dell'«Osservatorio NordOvest», comitato difesa e sviluppo del territorio Nord Ovest dell'Aquila. In un volantino si legge: «Non condividiamo la soluzione piano Case adottata dalle istituzioni e siamo preoccupati per l'assoluta mancanza di informazione sulle pesanti scelte che sono state fatte per il nostro territorio». La polizia è in assetto antisommossa. Quando arrivano alcuni componenti di altri comitati di cittadini e tentano di esporre cartelli, i due gruppi di manifestanti si dividono. Hanno intenzioni differenti. Pochi minuti dopo, allora, l'elicottero presidenziale fa come per atterrare. Ma poi riprende subito quota e vira verso Coppito. Evidentemente, l'entourage presidenziale fiuta l'aria e rinvia il confronto a tempi migliori.

A calmare gli animi vengono spediti due funzionari della Protezione civile. La gente di Preturo, però, resta con un palmo di naso. «Volevamo incontrare Berlusconi e ci dispiace che non si sia fermato da noi». Nelle prossime ore il comitato, fondato da Roberto Pesce, Maurizio Cesare, Giancarlo Graziani e Angelo Pesce, programmerà le prossime mosse. La prima richiesta è questa: «Se portano 2000 persone ad abitare a Cese devono fare anche i servizi per questa frazione dimenticata, perché ben presto qui saremo 2400 e non abbiamo nulla. Poi, vogliamo sapere chi verrà ad abitare nelle 20 palazzine e, soprattutto, tra 5-6 anni, a emergenza cessata, a chi saranno date». Volevano dirlo a Berlusconi, ma l'elicottero non è atterrato.

«SCUDI UMANI». All'inizio del viale delle Fiamme gialle ecco apparire gli «scudi umani». Sono i lavoratori del call center Transcom, nella definizione che politici e sindacalisti hanno coniato per loro. Il prefetto Franco Gabrielli ha chiamato attorno al tavolo istituzionale per scongiurare i 276 licenziamenti e i 77 trasferimenti il country manager Roberto Boggio, che stavolta si presenta di persona, e i sindacati. A sera l'Ugl esulta. Dice Piero Peretti ai 100 dipendenti rimasti per ore sotto il sole cocente. «La prima buona notizia è la quattordicesima che sta arrivando. Verrà anticipata di 20 giorni. L'altra è che abbiamo capito finalmente dove l'azienda vuole andare a parare. Vuole ridurre il costo del lavoro e noi adesso sappiamo su cosa trattare. Vuole tagliare del 20-40% gli stipendi, ma non è detto che metterà le mani nelle nostre tasche. Ci saranno incentivi statali e agevolazioni». Tuttavia l'azienda, come spiegano Marilena Scimia (Cgil) e Piero Francazio (Uil) non ha alcuna intenzione di ritirare i licenziamenti. Intanto i lavoratori del call center preparano una grande mobilitazione per mercoledì 24 a Roma, quando si terrà l'incontro col ministro per lo Sviluppo economico Claudio Scajola. Pullman in partenza anche da Roseto e Montesilvano. Tra i lavoratori che rischiano il posto è scattato il tam-tam per organizzare la trasferta.

«QUELLI DI IERI». Vana l'attesa, in zona Fiamme gialle, anche per un gruppo di manifestanti che 24 ore prima erano sotto la casa romana del premier nella manifestazione anti-decreto. Un cartello recita: «Siamo quelli di ieri». Il gruppo di giovani blocca l'accesso al viale che porta alla Scuola della Finanza ripetendo gli slogan contro il governo. Ma Berlusconi nemmeno li vede. E vola via in elicottero.

GLI INTRUSI. Un fuoriprogramma intorno alle 18 quando la Digos si accorge della presenza in sala stampa di tre persone, non giornalisti, munite regolarmente di pass. Sono in attesa del presidente del Consiglio. Stefano Frezza di Epicentrosolidale.net, intorno al quale ruotano i centri sociali della capitale, Enza Blundo del comitato 3.32 e il consigliere comunale di Rifondazione comunista, Enrico Perilli. «Vogliamo solo rivolgere una domanda al presidente del consiglio ed è questa: ma davvero pensa di ricostruire L'Aquila con i Gratta e vinci? «La Digos si è preoccupata per la nostra presenza», aggiungono, «ma noi siamo entrati regolarmente, come visitatori. Non ci piace l'attuale testo del decreto sul terremoto in discussione alla Camera». I tre, che hanno partecipato alla manifestazione di martedì davanti a Montecitorio, chiedono garanzie sui percorsi che si intendono adottare per la ricostruzione. La Blundo sottolinea che il motivo per il quale vuole partecipare alla conferenza stampa è legato al messaggio «no falsità».

LA DENTIERA. In attesa del premier, in prima fila, c'è anche una donna anziana. La sua presenza non passa inosservata. «Mi chiamo Valeria Camerini, ho 78 anni, e da due mesi mi cerca Berlusconi. Sono aquilana, per il momento alloggiata in casa di parenti a Rieti. Quella notte del sisma ho perso la dentiera, e quando sono tornata per cercarla, mi ricordo che i vigili del fuoco non mi fecero passare. Proprio in quel momento passò Berlusconi e così mi avvicinai e gli dissi: «Sono uscita senza dentiera e non mi fanno entrare a casa a prenderla». Lui mi ha consolato. Ora sono qui in attesa». Attesa vana.

IL MAXIEMENDAMENTO. Un maxi-emendamento del governo per cambiare subito e migliorare il decreto Abruzzo. Questa la richiesta rinnovata ieri a Berlusconi dalla presidente della Provincia, Stefania Pezzopane, e dal sindaco Massimo Cialente. «Abbiamo ribadito l'assoluta necessità di cambiare il decreto per la ricostruzione», dicono i due amministratori. «sostenendo la possibilità che sia il governo a farlo»