Tasse, categorie unite sul rinvio

La Camera di commercio: famiglie e imprese rischiano il tracollo. L’Api: impossibile restituire subito le somme non versate. Vogliamo essere trattati come Umbria e Marche

L'AQUILA. «Il ripristino del regime fiscale integrale e non adeguatamente dilazionato nel tempo rischia di vanificare gli sforzi per la ripresa del territorio colpito dal sisma». Per le associazioni di categoria «è sulle tasse che si gioca il futuro dell'Aquila». «La restituzione delle tasse a partire da luglio» afferma Massimiliano Mari Fiamma, direttore dell'Api (Associazione piccole e medie imprese), «provocherà danni a non finire. Questo territorio diventerà, in Italia, quello con la più alta pressione fiscale. Noi non chiediamo altro che di poter avere lo stesso trattamento a suo tempo riservato ad altre popolazioni colpite dal sisma.

Gli esempi restano quelli delle Marche e dell'Umbria dove la restituzione, al 40% e in 120 rate, è cominciata 12 anni dopo il terremoto. Se il governo non deciderà di ingranare la retromarcia, le famiglie e le imprese si ritroveranno tra poco più di un mese in ginocchio». Una catastrofe economica che, per quel che riguarda i lavoratori dipendenti, ben evidenziata in uno studio elaborato dal Cresa. In sostanza, chi prima del sisma percepiva uno stipendio lordo di 2.000 euro a luglio - tra ritenute previdenziali, Irpef e la restituzione delle tasse finora sospese - avrà in busta paga solo 734 euro. E la cosa non finisce qui. Infatti, a questa somma vanno anche sottratte le uscite legate ai consumi domestici (luce, acqua, gas).

«Appare evidente» sostiene Francesco Prosperococco, direttore della Camera di commercio e del Cresa, «che le famiglie, soprattutto quelle a più basso reddito, non potranno sopportare lo choc di una ripresa immediata di tutti i pagamenti. E la situazione si annuncia ancora più pesante per le imprese che, allo scadere della sospensione, si ritroveranno a farsi carico di una serie di adempimenti». Un elenco, tra l'altro contenuto nel documento elaborato dal Comitato per le attività produttive e fatto proprio dal commissario per la ricostruzione Gianni Chiodi - che a breve incontrerà il premier Berlusconi - in cui si fa riferimento a Iva, Ires, Irap, contributi previdenziali, assicurazioni obbligatorie e tributi locali. «È lampante» aggiunge Prosperococco «che il sistema delle imprese, già gravemente provato dagli effetti del sisma che si sono aggiunti alla presistente crisi, non può sostenere un immediato e integrale ripristino dell'ordinario regime fiscale e contributivo. Un ripristino che porterebbe a un aumento dei costi del tutto insostenibile, con conseguenze nefaste per il nostro territorio».

Dal documento consegnato a Chiodi (nel Comitato ci sono pure i sindacati) emerge, inoltre, il grave stato di sofferenza dei commercianti del centro storico. Circa 800 le attività presenti nella zona rossa prima del sisma. Attualmente solo il 40% di tali esercizi ha riaperto i battenti. E tutti - salvo qualche eccezione - in sedi naturalmente diverse da quelle utilizzate fino al 6 aprile del 2009. «Il commissario per la ricostruzione Chiodi» afferma Angelo Taffo, presidente regionale di Confartigianato «presenterà il nostro pacchetto di proposte a Berlusconi. È una partita importantissima che non possiamo permetterci il lusso di perdere». Intanto, anche dall'assemblea cittadina che due volte a settimana si tiene a piazza Duomo, sono emerse richieste circa la detassazione e la decontribuzione dei redditi dei residenti nel cratere. Sul fronte della restituzione delle tasse sospese, l'assemblea ha proposto che ciò avvenga in 10 anni, al 100% e senza d'interessi. I comitati cittadini chiedono, inoltre, «il congelamento per 5 anni di imposte e contributi iscritti a ruolo (Equitalia) e il pagamento nei successivi 10 anni delle somme (al 100%) iscritte prima del sisma». Sollecitato pure il congelamento dei mutui immobiliari fino alla data di riutilizzo del bene.

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