Vescovo urbanista celebra l’architetto Peppe Santoro 

Monsignor Antonini, studioso e storico dell’edilizia religiosa, presiede i funerali «Protagonista di innumerevoli progetti per la città, uno dei personaggi migliori»

L’AQUILA. Il vescovo con la passione per l’architettura religiosa ha presieduto la liturgia esequiale dell’architetto Peppe Santoro, che si è spento all’età di 88 anni.
Molti amici si sono radunati nella chiesa di San Silvestro per la messa concelebrata da monsignor Orlando Antonini, don Renzo D’Ascenzo e don Martino Gajda. Il nunzio apostolico, nell’omelia, ha salutato il «carissimo amico» ricordandone, in particolare, «l’innumerevole mole di progetti» che aveva dedicato alla città, elencandoli uno per uno. «Se ne va uno dei personaggi migliori di questa città, una delle menti più fervide», ha aggiunto il prelato.
Si susseguono, intanto, i messaggi di cordoglio e i ricordi dello scomparso professionista tracciati da chi lo ha conosciuto bene. Tra gli altri, lo scrittore Goffredo Palmerini ha voluto tratteggiare la sua figura di «professionista di grande valore, formatosi alla scuola di insigni maestri, una straordinaria affabilità, gentilezza e attitudine dialogica, ha dato espressione alla più alta cultura del restauro, sia che interessasse il centro storico dell’Aquila o la costellazione dei borghi che nel 1254 contribuirono alla fondazione della civitas nova, verso i quali ha avuto sempre particolare predilezione», scrive Palmerini. «Rilevante la sua partecipazione e il contributo reso alla vita civile e culturale della nostra città, alla quale ha reso con grande sensibilità il suo contributo intellettuale. Ne sono testimone, per tutti gli anni che vissuto a Palazzo Margherita. Era un piacere incontrarlo e poter conversare con lui. La signorilità del tratto e la profondità di pensiero hanno sempre accompagnato la sua vita professionale e sociale. Un vero gentiluomo. Ha coltivato per un’intera vita una passione intensa per il disegno d’arte (matita e sanguigna) e soprattutto per la pittura (acquerello, olio, acrilico). Me ne accorsi qualche anno fa quando entrai nella sua bella casa in via Garibaldi. Una passione intensa e uno straordinario talento per la pittura la sua, rimasta intima fino a tre anni fa, quando con un’inattesa epifania la condivise con la Città in una bella e magnifica esposizione antologica nel cortile del palazzo Lucentini-Bonanni. Un significativo saggio della sua produzione artistica di 80 anni, fino ad allora tenuta nella discrezione familiare. Esprimo con affetto i sentimenti di partecipazione per la sua scomparsa, grato a Peppe per quanto ha dato con generosità alla Città, rinvigorendo antiche tradizioni».(cr.aq)