«Vi racconto chi era la mia Anna, morta per salvare nostro figlio» 

Parla Donsante, il compagno della donna che ha rinunciato alle cure per portare avanti la gravidanza «Lei voleva il bambino anche a costo della vita. Un giorno potrò raccontargli chi è stata sua madre»

AVEZZANO. Il primo incontro è quello che non si dimentica mai: «Ricordo ancora il suo cappotto giallo, elegante, bellissimo. Lei aveva una spiccata sensibilità per la bellezza, sapeva coglierla ovunque». La giornata, era marzo di cinque anni fa, portava con sé il sapore della primavera e per il primo appuntamento scelsero un bar del centro di Avezzano: «Mio fratello e sua sorella ci avevano messo in contatto, avevamo iniziato a scambiarci messaggi sui social, parlavamo a lungo di noi. Così avevamo deciso di incontrarci. Sapevamo che tra di noi stava nascendo qualcosa di bello». Ed è proprio in nome di quella bellezza accecante che il loro amore, quello tra Riccardo Donsante e Anna Evgrafova, è andato avanti superando ogni ostacolo. La donna, morta a 44 anni dopo aver rinunciato ai cicli di chemioterapia per proteggere il bambino che portava in grembo, è oggi un esempio di coraggio: «La mia Anna», ricorda ancora il compagno Riccardo, «era una donna forte, determinata e testarda. Quando si metteva in testa qualcosa, era impossibile fermarla». Ed è per questo che Anna, arrivata diversi anni fa nella Marsica da Mosca, non si è fermata nemmeno quando ha deciso di portare avanti la gravidanza nonostante la malattia: i medici le avevano consigliato di non interrompere le chemioterapie per evitare complicazioni ma lei non aveva voluto sentire ragioni. Quel bambino doveva nascere anche a costo della vita. «È stata una decisione che abbiamo preso insieme», confida Riccardo, «ma l’ultima parola spettava a lei. Le ho detto che avrei accettato qualsiasi scelta da parte sua e così ho fatto». Poi la promessa: «Un giorno racconterò ai nostri figli chi è stata la loro madre».
la malattia
Anna combatteva da tredici anni contro un tumore ai polmoni, una malattia che troppe volte non lascia scampo e che invece la giovane madre ha affrontato a testa alta, con fierezza e orgoglio. Il lungo cammino verso una guarigione mai avvenuta non ostacolò l’amore con Riccardo: «Anna mi parlò subito della malattia, mi disse che mi avrebbe capito se mi fossi tirato indietro, ma io le risposi che saremmo andati avanti insieme». E così, mano nella mano, proseguirono il loro cammino e dalla relazione sono nati prima il piccolo M., tre anni e quattro mesi, e poi A., venuto alla luce lo scorso 28 novembre quando le condizioni di salute della donna si erano aggravate in maniera irrimediabile. È a lui che Anna ha donato la propria vita. Con loro viveva anche Vadim, un ragazzo che la donna aveva avuto da una relazione precedente.
il ricordo
Riccardo usa parole dolci per ricordare la sua Anna: «Era un esempio di forza, la persona più coraggiosa che abbia mai conosciuto». La sua grande passione era l’arte: «Amava la bellezza in ogni sua forma. Aveva un debole per la pittura e il disegno. La definivo un’esteta, aveva la sensibilità tipica che solo gli artisti conoscono». Dopo il suo arrivo in Italia dalla Russia, la donna aveva iniziato a lavorare come parrucchiera in proprio ed era ben voluta da tutti i clienti: «Con loro aveva un legame speciale: venivano qui a casa nostra e trascorrevano il tempo insieme a lei. Parlavano molto e si confidavano. Le erano tutti affezionati». D’altronde, Anna era generosa con tutti: «Nell’ultimo anno aveva effettuato molte donazioni alle popolazioni ucraine colpite dalla guerra. Ma condivideva la sua generosità con tutti noi, attraverso il suo sorriso bellissimo».
La storia di Anna
«Voglio che nostro figlio nasca, porterò a termine la gravidanza fino alla fine, nonostante tutto. La vita è sacra», continuava a ripetere Anna a Riccardo nel corso dell’ultima gravidanza. «Un giorno non troppo lontano», aggiunge il compagno, «racconterò ai miei figli chi è stata loro madre, affinché possano comprendere l’amore che ha lasciato loro e la grande lezione che ha donato a tutti noi come madre». Riccardo, 44enne, informatore farmaceutico, svela anche una promessa fatta ad Anna: «Mi diceva, quando aveva capito che non le sarebbe rimasto più molto tempo, di portare i nostri figli sulla sua tomba il 14 ottobre di ogni anno, ovvero il giorno del suo compleanno. Era la sua volontà e voglio rispettarla».
un’altra vita
«Nostra madre vivrà per sempre attraverso i nostri ricordi. La sua è una storia che merita di essere raccontata, ed è grazie al nostro amico Mario Cantoresi e a sua moglie Alessia che le persone hanno potuto conoscerla. Non li ringrazieremo mai abbastanza per questo», dice emozionato il figlio Vadim. «Più persone sapranno della lezione d’amore di mia madre», aggiunge, «e più lei rimarrà impressa nei nostri cuori e nelle nostre menti. Raccontare la sua storia è come darle una seconda vita».
I progetti
La giovane madre lottava contro un tumore al polmone dal lontano 2010. Si era trasferita da Mosca ad Avezzano, e aveva iniziato a lavorare come parrucchiera prima nel centro commerciale I Marsi e poi in proprio. In passato, Anna è stata anche una tatuatrice. Dopo i primi due figli, un anno fa circa è arrivata un’altra gravidanza. I medici le avevano consigliato di non interrompere le chemioterapie per evitare che la malattia potesse peggiorare ma lei ha deciso di andare avanti. Le chemio, infatti, avrebbero messo a repentaglio la vita del piccolo che portava in grembo. Dall’agosto scorso le sue condizioni si erano aggravate e a fine novembre è nato il piccolo. Anna è stata poi ricoverata all’ospedale di Avezzano dove si è spenta lo scorso 13 marzo a 44 anni.
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