Violenza sulle donne, casi raddoppiati in un anno

Sono state 64 le segnalazioni nel 2014 rispetto alle 38 dei 12 mesi precedenti Molti episodi avvengono in famiglia davanti ai figli minori

SULMONA. Sono quasi raddoppiati i casi di violenza sulle donne in Centro Abruzzo. A una settimana dalla festa dell’8 marzo stridono quelle 64 nuove segnalazioni ricevute nell’ultimo anno, rispetto alle 38 di quello precedente, dal centro antiviolenza. La struttura La Libellula ha accolto 42 nuovi casi negli ultimi mesi. Alla base dell’aumento esponenziale dei casi di violenza di genere c’è sicuramente un crescente malcontento sociale legato anche alla crisi economica, ma è innegabile la maggiore consapevolezza acquisita dalle donne stesse, più propense a denunciare la violenza. Botte o soprusi che fino a pochi anni fa restavano nella quasi totalità dei casi nelle quattro mura domestiche o nelle scuse accampate per giustificare occhi neri e ossa rotte. Loro sono amiche, mogli, compagne, fidanzate, o ex. Ma anche mamme, figlie o nipoti. Professioniste, casalinghe, studentesse o operaie. Italiane o straniere. Vittime di padri, mariti o fidanzati. Perché non conosce distinzioni sociali, anagrafiche e geografiche la violenza di genere, i cui dati in preoccupante aumento, fanno da monito in una società avanzata. Le esperte del centro antiviolenza Liliana Caravelli e Laura Di Nicola sottolineano la trasversalità della violenza, che implica l’annientamento dell’altro, con gesti che non sono casuali e incidenti che non possono essere considerati raptus. Sono infatti 237 i casi in totale di cui si sono occupate la Casa delle donne e il Centro antiviolenza dal 2005 a oggi. Le due strutture, che si trovano in città in luoghi riservati per evidenti motivi di sicurezza, hanno visto un aumento esponenziale dei casi trattati in appena otto anni, dai 20 iniziali. Nella stragrande maggioranza dei casi i vari tipi di violenza si combinano: il 73% subisce quella psicologica, assieme a quella fisica, economica e sessuale; il 96% la subisce in famiglia, coi figli che sono sempre vittime passive o nel 32% dei casi dirette. Ma di loro ancora solo il 67% denuncia. Di questi l’85% si riferisce a donne italiane e il 55% ha un’istruzione medio-alta, il 51 per cento lavora e il 21 in nero. La Casa delle donne, creata dalla Comunità montana peligna e gestita dalla Cooperativa sociale Horizon service, è stata la prima struttura protetta in Abruzzo.

Federica Pantano

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