Violenza sulle figlie, condanna a 12 anni  

All’ex bracciante, già ergastolano per due omicidi, è stata inflitta anche l’interdizione perpetua dalla patria potestà

AVEZZANO. Sulla testa dell’uomo, già condannato all’ergastolo per l’uccisione della moglie e della figlia, rinchiuso nel carcere di Padova, si abbatte una nuova pesante condanna: 12 anni per violenza sessuale sulle figlie, fin dalla minore età.
Il pubblico ministero, Maurizio Maria Cerrato, aveva chiesto venti anni di detenzione per l’ex bracciante agricolo accusato di avere abusato delle figlie. Finché la figlia più grande, spinse la famiglia a presentare la denuncia contro il padre, pagando al prezzo della vita – insieme alla madre – il suo coraggio e la determinazione per mettere la parola fine a quella sordida storia fatta solo di violenze, minacce e soprusi. «La giustizia ha trionfato», afferma soddisfatto l’avvocato, Leonardo Casciere, parte civile insieme alla collega, Emiliana Longo, «la condanna a 12 anni dell’imputato, per le violenze sulle figlie, che certifica la veridicità dei fatti denunciati, è una sentenza giusta. Rende giustizia alle parti civili che hanno subito violenze dal padre pagate, purtroppo, con la vita dalla mamma e la sorella. La condanna sarebbe stata certo più pesante, come chiesto dal sostituto procuratore della Repubblica Cerrato, se non fosse intervenuta la prescrizione per dei reati commessi però nei primi anni del 2000».
Il collegio giudicante del tribunale di Avezzano, nell’udienza in videoconferenza, ha inflitto all’ergastolano, difeso dall’avvocato Davide Baldassarre, anche l’interdizione perpetua della patria potestà e dai pubblici uffici, nonché il risarcimento dei danni in sede civile con una provvisionale di 100 mila euro per le figlie vittime delle violenze quando erano minorenni.
Per mettere fine a quell’incubo, l’allora minorenne decise di uscire allo scoperto contro quel padre padrone che, dopo la fuga dalla guerra nel suo paese d’origine, alla ricerca di una vita migliore in Italia, nella Marsica, si era trasformato in un aguzzino: quell’atto di ribellione fu pagato con la vita, insieme alla madre.
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