A Verona è il giorno dell’olio abruzzese 

Al Salone del Sol presenti 15 produttori della nostra regione. Imprudente: «Ora puntiamo sull’Igp»

VERONA. L’olio extravergine di oliva abruzzese conquista la fiducia di buyer e visitatori. È la notizia rilanciata ieri dal Salone internazionale del Sol, l’esposizione dedicata all’olio di oliva in fase di svolgimento a Verona. L’evento si tiene in concomitanza con il Vinitaly.
Sono 15 le aziende della nostra regione presenti a Verona, 12 frantoi e tre imprese specializzate nel food (pasta e pomodoro). Il vice Presidente della Regione con delega all’agricoltura, Emanuele Imprudente, ha visitato il padiglione Abruzzo del Sol e incontrato gli operatori del settore presenti alla rassegna. «Sull’olio si è aperto un confronto determinante per il riconoscimento della Igp “Olio d’Abruzzo” alla base del quale ci sono gli strumenti per promuovere l’intero comparto. La procedura è in fase di istruttoria ministeriale», sottolinea Imprudente, «l’Igp “Olio d’Abruzzo” andrà infatti ad affiancare e rafforzare le tre Dop provinciali presenti (Aprutino-Pescarese, Colline Teatine e Pretuziano delle Colle Teramane) con l’obiettivo di aumentare la produzione di oli certificati nel mercato. Noi vogliamo valorizzare tutta la filiera», conclude, «partendo appunto dalle aziende agricole e dai frantoi che sono i protagonisti di questo nuovo modello Abruzzo». Al Sol è stata allestita un’area espositiva gestita dai Gal. Intanto, in un’agorà del vino come Vinitaly, si fa sentire la voce di astemi e amanti del bere a bassa gradazione alcolica. A questa schiera, che annovera sportivi, donne incinte, autisti professionisti, consumatori di altri credo religiosi o con particolari regimi alimentari, sono pronti a rispondere i produttori italiani di dealcolati che tuttavia lamentano un vuoto normativo che rallenta lo sviluppo della filiera italiana del bere no e low alcol. Una tendenza di mercato che negli Usa vale già un miliardo di dollari, mentre in Italia il 36% dei consumatori sarebbe interessato a consumare bevande dealcolate. In questa partita l'Italia «gioca un ruolo residuale», lamenta il segretario generale di Uiv, Paolo Castelletti, «perché non è ancora possibile elaborare il prodotto negli stabilimenti vitivinicoli e non sono state fornite indicazioni sul regime fiscale. Il prodotto può circolare anche in Italia, come in tutta l'Ue, ma i produttori italiani non possono produrlo». Secondo un sondaggio Swg, l'attenzione verso i vini dealcolati (21%) è più alta nelle fasce più giovani (28% da 18 a 34 anni). Per il ministro dell'Agricoltura Francesco Lollobrigida: «Sul vino tradizionale siamo una eccellenza». E si mostra pertanto recalcitante, ma disponibile, ad aprire il dialogo sui dealcolati: «Ma non è necessario chiamare vino una cosa che è fatta diversamente». (c.s.)