Accusato di abusi sullo scuolabus Il giudice lo assolve: inverosimile 

Caso aperto dopo il racconto di un bambino di 5 anni ai genitori, ma i testimoni scagionano l’uomo Non ci sarebbe mai stato un avvicinamento tra l’imputato e il minorenne. Il gup: il fatto non sussiste

PESCARA. Ha rischiato un processo per abusi sessuali su di un bimbo della scuola d’infanzia, poi ha chiesto di essere giudicato con il rito abbreviato davanti al gup, subordinato all’esame di due testimoni, e per lui è arrivata l’assoluzione con formula piena.
Una storia che nasce dal racconto che un bambino di 5 anni fa ai genitori (la famiglia è di origine straniera), dopo che questi non riuscivano a capire la sua ritrosia nel salire sullo scuolabus. Il piccolo raccontò che sul bus era stato molestato da un adulto che lo aveva baciato sulla bocca e gli aveva fatto toccare le parti intime. Accuse che portarono il pm Benedetta Salvatore a chiedere il rinvio a giudizio di quell'uomo. Non era il conducente del bus, come inizialmente riferito dal piccolo, ma un assistente che sullo scuolabus si occupa dei disabili e che sale solo se ce ne sono a bordo. Dopo il breve racconto, il bimbo riferiva che il fatto era accaduto «a casa di papà» e in una sola occasione, ma non sullo scuolabus.
«A sostegno della gravissima accusa mossa dal pm», scrive il gup Francesco Marino nella sentenza di assoluzione, «deve rilevarsi che vi sono soltanto queste scarne dichiarazioni rese da un bambino di cinque anni, che non possono ritenersi di per sé inattendibili, ma che, vista la provenienza da soggetto poco più che infante, vanno analizzate con particolare cautela, anche alla luce degli ulteriori elementi raccolto ai fini della decisione».
E qui il giudice si riferisce all'escussione dei due testi indicati dall’imputato che sono l’autista del bus e l’assistente che normalmente viaggia con i bambini (mentre l’imputato era stato assunto per soli 10 giorni per quel lavoro). Testimonianze che hanno chiarito le circostanze sul dove sedeva l’imputato, e cioè a fianco del conducente con il bimbo disabile affidatogli, che nessun altro bambino avrebbe potuto avvicinarsi a lui ed altre situazioni relative al trasporto.
«Le dichiarazioni del bambino», aggiunge il giudice, «difettano del requisito della coerenza e precisione, giacché il piccolo ha riferito in sede di esame protetto, solo uno degli abusi che avrebbe raccontato ai genitori (soltanto il bacio sulla bocca e non gli sfregamenti sulle parti intime); ha inizialmente individuato l’autista dello scuolabus come suo autore, salvo poi correggersi indicando “quello vecchio” e, infine, ha collocato il teatro dell’accaduto nella propria abitazione piuttosto che nello scuolabus». E poi il gup fa un’altra considerazione visto che l’episodio sarebbe stato uno solo: «Non si comprende nemmeno la ragione per la quale il bimbo, stando alle dichiarazioni della madre, avesse manifestato disagio nel salire sullo scuolabus a partire da diversi giorni precedenti l’accaduto». E ancora: «Piuttosto inverosimile è anche la circostanza che le molestie si fossero verificate durante il viaggio dello scuolabus, alla presenza di altre persone, esponendo l'imputato ad un elevatissimo rischio di essere scoperto».
E poi, le dichiarazioni di chi stava tutti i giorni su quello scuolabus hanno definitivamente smentito che ci sia mai stato un avvicinamento tra l'imputato e il bambino. Assolto, dunque, con la formula “perché il fatto non sussiste”, l'imputato che sin dal 2022 ha dovuto convivere con quelle pesanti accuse.