Alessio non ce l’ha fatta È annegato nella grotta 

Recuperato il corpo dello speleologo: l’onda d’acqua lo ha ucciso a 42 anni Gli altri due salvati da un bolla d’aria. La procura di Pescara apre l’inchiesta

ROCCAMORICE. Manca poco alle 3.30 della notte quando la torcia del casco speleosub di un soccorritore illumina il corpo senza vita di Alessio Carulli, incastrato in uno spuntone di roccia, con ancora addosso muta, guanti, stivali. Annegato nell’acqua e in quella grotta che esplorava da anni, verso l’ignoto che era la sua grande passione. Era un geologo Alessio, 42 anni e l’amore per tutto ciò che ha a che fare con gli elementi della Terra. Quella natura che per un improvviso capriccio del destino l’ha ucciso. Il geologo di Arielli è annegato nel tentativo di uscire da quella spelonca dai passaggi complessi che si trova ai piedi della Maiella e che per un acquazzone estivo di neanche mezz’ora è diventata una trappola. Ce l’hanno fatta i suoi due compagni di esplorazione, Giuseppe Pietrolungo di Pianella e Stefano Farinelli di Genga (Ancona), usciti col terrore negli occhi e un principio di ipotermia. Sono loro ad aver raccontato, anche se in modo molto confuso, l’inferno cominciato alle 16 di sabato nella grotta la Risorgenza, nel comune di Roccamorice.
L’ALLARME. Erano in cinque ad essersi accampati da venerdì a qualche centinaio di metri dell’ingresso della grotta, un gruppo abruzzese (dello Speleo club di Chieti) e un altro marchigiano. Un’esplorazione a turni, per proseguire un progetto avviato due anni fa, ovvero vedere fino a quando la Risorgente s’infila nelle viscere della montagna. Tre erano dentro e fuori c’erano Lorenzo Di Giovanni e una ragazza. Proprio Di Giovanni ha lanciato l’allarme quando ha visto uscire dell’acqua, tanta, dalla grotta. Un fenomeno mai accaduto nelle passate esplorazioni.
PIENA IMPROVVISA. I tre speleologi sono stati sorpresi da un torrente d’acqua che in modo impetuoso ha iniziato a invadere lo stretto passaggio. Si sono resi conto subito della pericolosità della situazione. Hanno trovato rifugio in una sorta di bolla d’aria in uno dei sifoni. Nel frattempo erano stati allertati i soccorsi. Così intorno alle 18, quando le pompe dei vigili del fuoco e del Soccorso alpino hanno iniziato a tirare fuori l’acqua, i tre hanno cercato la salvezza. Uno alla volta hanno strisciato nei cunicoli e nell’acqua cercando di respirare in quei pochi centimetri d’aria. Giuseppe Pietrolungo e Stefano Farinelli hanno rivisto la luce, passando indenni anche da alcune strettoie completamente sommerse. Alessio Carulli, dietro ai due, è rimasto intrappolato all’altezza del secondo sifone nella grotta, in un pertugio di qualche centimetro di diametro, a circa 70 metri dall’uscita e dalla salvezza. Il medico legale ha accertato la morte per annegamento.
MANOVRA SBAGLIATA? Il geologo di Arielli, forse preso dal panico, potrebbe aver preso una decisione sbagliata, passando la strettoia a pancia in giù invece che a pancia in su. Un punto sul quale saranno gli inquirenti a fare chiarezza.
IL SOPRALLUOGO. La Procura di Pescara ha aperto un’inchiesta sulla tragedia di Roccamorice (al momento contro ignoti e senza una precisa ipotesi di reato) e oggi il sostituto procuratore Fabiana Rapino farà un sopralluogo nella zona, accompagnata dai carabinieri. La salma è stata portata all’obitorio dell’ospedale di Pescara. La data dei funerali è da stabilire.
IL DOLORE. Fin dalla sera prima avevano raggiunto Roccamorice la sorella e diversi amici di Alessio Carulli. Ieri mattina sono arrivati anche i genitori. Col passare delle ore le speranze di un miracolo sono andate scemando. Nella notte il ritrovamento del corpo le ha spente in modo definitivo. E ieri mattina alle 8.50 l’uscita del corpo senza vita è stata accompagnata da scene di disperazione. La stessa che si leggeva negli occhi di Massimo Franchi del Soccorso alpino e speleologico, tra i primi a entrare per tentare il recupero, e dei tanti soccorritori che ce l’hanno messa tutta per dare un altro finale a questa vicenda.
LA MOBILITAZIONE. Per le operazioni si è mobilitato tutto il Soccorso alpino e speleologico abruzzese, coordinato da Alfonso Ardizzi, vice responsabile nazionale per la componente speleologica del Cnsas, e da Mattero Restaneo, delegato regionale. Per tentare di salvare Carulli sono arrivati anche disostruttori da Umbria, Emilia Romagna, Toscana, Marche, Lazio, Campania e Puglia che a colpi di demolitore hanno cercato di ampliare gli stretti passaggi della grotta. Operazioni molto complesse che hanno richiesto ore di durissimo lavoro in condizioni proibitive. I vigili del fuoco sono stati invece coordinati dall’ingegnere pescarese Paolo D’Angelo. Una squadra di pompieri si trovava già nella zona di Roccamorice per una frana causata appunto dall’improvvisa ondata di maltempo. Altre squadre sono successivamente arrivate da Pescara, Alanno e Popoli, oltre ai sub da Teramo e agli specialisti arrivati da Campania e Lazio. Dopo il ritrovamento del corpo nella notte è stato messo a punto un piano per consentire agli operatori un recupero in sicurezza.
TESTIMONI DA ASCOLTARE. Le indagini vengono svolte dai carabinieri di Popoli agli ordini del capitano Giovanni Savini. Nelle prossime ore i militari ascolteranno i due superstiti, attualmente in ospedale a Pescara perché sotto choc e con ricordi parziali, più altri testimoni. Sia i responsabili del Soccorso alpino che dei vigili del fuoco presenteranno delle relazioni su quanto accaduto.
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