Alina e i messaggi cancellati Ecco come De Martinis cercò di depistare le indagini 

Secondo il pm Mantini, il compagno della 41enne era lucido e consapevole Tra le cause che prospettò, problemi sanitari ed entità sovrannaturali maligne

PESCARA. Cinque giorni prima dell’omicidio di Alina Cozac, la compagna romena di 41 anni di Mirko De Martinis, l'uomo di Spoltore oggi in carcere accusato di quel delitto, ci sarebbe stata una “richiesta di aiuto” da parte della vittima, indirizzata a una sua amica.
I MESSAGGI CANCELLATI «Tra le evidenze probatorie», scrive il pm Anna Rita Mantini nella sua richiesta di arresto, formalizzata otto mesi dopo il fatto, «dall’analisi informatica del telefono in uso a De Martinis, si estraeva una chat a nome “Umanità popolare” composta da 24 partecipanti. Nelle interazioni avute tra l’indagato e Joelle (una amica di Alina ndr) in data 22 gennaio 2023 (cioè lo stesso giorno del delitto ndr) si dava conto di una richiesta di aiuto ricevuta in data 17 gennaio da Joelle, in cui Alina evidenziava un urgente bisogno di confrontarsi con lei. Tale messaggio è stato cancellato sia dal dispositivo mobile della vittima sia da quello della sua amica». Il pm parla di «plurime attività investigative emerse dai cellulari nonostante le cancellazioni (che De Martinis attribuisce a terzi ndr)». Il cellulare di Alina rimase infatti nella disponibilità dell’indagato fino al giorno del suo sequestro (14 febbraio 2023).
IL DEPISTAGGIO E nel supportare la richiesta di arresto, il pm afferma che «De Martinis non solo non ha in alcun modo ammesso le sue responsabilità omicidarie, peraltro occultando la crisi in atto con la Cozac, ma soprattutto ha posto in essere una serie di iniziative difensive di sostanziale depistaggio, ottenute valorizzando problematiche sanitarie della vittima o addirittura prospettando dinamiche deterministiche della morte della Cozac riconducibili a entità sovrannaturali maligne». E questo è un altro aspetto della vicenda, confermato anche dalle prove testimoniali acquisite dalla procura.
GLI EPITETI SATANISTI Dalle intercettazioni emergono aspetti singolari. De Martinis «connotava con epiteti di satanisti e massoni i rappresentanti della magistratura», che impedivano la sepoltura di Alina, affermando che avrebbe attivato la stampa e Le Iene per denunciare quanto stava accadendo. Attaccava il medico legale e «chiosava aggiungendo che il tempo, il cosmo, la natura a queste persone gliela fa pagare. Inoltre, si rammentava un episodio», aggiunge il pm, «in cui De Martinis avrebbe tirato contro la compagna Alina del sale benedetto e la vittima ne sarebbe stata turbata, associando il compagno al “diavolo”». E in altra telefonata l’uomo «esponeva il suo pensiero sul fatto che “sia stata una entità che è andata là e l'ha uccisa, l’ha sfiatata”». Argomenti che secondo gli inquirenti «descrivono una personalità del De Martinis peculiarmente attratto da argomenti sovrannaturali e para-religiosi, oltre che militante in associazioni della tipologia No Vax.
IL MALORE E L’AUTOPSIA Inoltre, assai significativo», prosegue il pm, «appare il fatto che l'indagato ben conoscesse la causa della morte della compagna Alina ben prima del deposito della relazione peritale». Nell’ora della morte di Alina, intorno alle 4 del mattino del 22 gennaio 2023, in quell'abitazione di Spoltore c’era soltanto l’indagato, come lui stesso ha riferito ai carabinieri. Ma De Martinis, difeso dall’avvocato Massimo Galasso, ha sempre rigettato ogni responsabilità, negando di aver soffocato Alina (sia nell'imminenza del fatto ai militari intervenuti a casa sua, sia durante l'interrogatorio di garanzia davanti al gip), sostenendo che la compagna ebbe un malore. Ma l’unica causa della morte accertata dal collegio di esperti parla di “asfissia meccanica volontaria”: l'omicida avrebbe utilizzato il gomito, forse con un cuscino, per premere con forza sul collo della vittima portandola alla morte. «Dalle investigazioni», afferma il pm Mantini, «emerge un quadro della personalità del De Martinis che appare lucido e ben consapevole degli eventi occorsi dai quali si è distaccato emotivamente tanto da attribuire a fattori a sé esterni il peso degli stessi».
IL MOVENTE Alina, stando alle testimonianze, era «colpevole semplicemente di voler recidere il rapporto di coppia in crisi ormai da tempo e di voler lasciare il domicilio domestico e allontanarsi dal De Martinis per “riprendersi la propria vita in mano”». Ma adesso la difesa punta sui risultati di quella consulenza medica collegiale eseguita dai tre professionisti nominati dalla procura: Ildo Polidoro, Vittorio Fineschi e Aniello Maiese.