Atti sessuali con l’allieva, respinto il ricorso della docente sospesa 

Per la professoressa resta in vigore il provvedimento cautelare di 12 mesi emesso dal giudice Marino L’avvocato: grave compressione dei diritti della mia assistita che non percepirà neanche lo stipendio

PESCARA. I giudici del tribunale del riesame dell’Aquila confermano la misura cautelare per l’insegnante di un istituto pescarese accusata di atti sessuali su una minore di 16 anni, sua alunna: dunque confermta la sospensione, per dodici mesi, «dall’esercizio del pubblico ufficio di docente».
Resta dunque in vigore il provvedimento cautelare emesso dal gip Francesco Marino, nonostante il ricorso presentato dall’avvocatessa Carla Tiboni che assiste l’insegnante indagata. «Considero la sospensione della docenza», ha commentato il legale, «una grave compressione dei diritti della mia assistita che, tra l’altro, non percepirà lo stipendio». L’obiettivo del ricorso era in prima istanza la revoca della misura o quantomeno un provvedimento meno afflittivo che le permettesse di proseguire la sua attività, magari spostandola ad altro incarico. Ma su questo potrebbe forse aver pesato, a parte le considerazioni espresse nel merito dal giudice pescarese, la scelta della misura da parte del gip, diversa da quella del pm Gabriella De Lucia che aveva chiesto i domiciliari, misura ritenuta «sovrabbondante rispetto allo scopo». Il giudice aveva scritto di ritenere sufficiente la sospensione dal servizio per «impedire all’indagata di avere ulteriori contatti con la stessa persona offesa e con altre studentesse». Questa la motivazione su cui hanno probabilmente concordato i giudici del riesame.
Il caso era stato portato all’attenzione della magistratura da una denuncia presentata dalla psicologa della scuola che aveva raccolto le confidenze della ragazza. Senza passare per la dirigente e per la famiglia della parte offesa, la psicologa ha chiesto solo al suo Ordine di essere autorizzata a violare il segreto professionale. La sua denuncia, che si basava sulle dichiarazioni della ragazza, e senza vedere i messaggi sul telefono della stessa, comprovanti l’accaduto, come sottolineato dalla psicologa agli investigatori. Telefono che ora è al vaglio di un esperto per recuperare i messaggi cancellati dalla parte offesa. Una storia sconcertante stando alla ricostruzione fatta dal pm e dal gip in base alle dichiarazioni della giovane durante una audizione protetta a sorpresa, fatta a scuola nell’ora in cui la ragazza avrebbe dovuto fare la seduta con la psicologa denunciante. I primi contatti tra insegnante e alunna risalirebbero alla fine del 2022, quando la ragazza aveva poco più di 14 anni e mezzo. Si parla di numerosi ed espliciti messaggi su WhatsApp con frasi eloquenti scritte dalla docente. Poi, ad aprile 2023, arriva l’incontro a casa dell’insegnante dove sarebbe stato consumato un rapporto completo, l’unico, interrotto dall’arrivo del marito della donna. Un rapporto consenziente, stando alle dichiarazioni della ragazzina che ha sempre detto di essere attratta dall’insegnante, ma che non cambia la configurazione del reato in quanto la ragazza era minorenne. Gli incontri clandestini avvenivano a scuola, nei bagni, stando al racconto dell’alunna. Si sarebbero scambiate anche dei regali: «Anche lei ha fatto dei regali all’insegnante», scrive il gip, «un paio di braccialetti e un profumo.
Da qui in poi il rapporto si è evoluto in una vera e propria relazione, con baci e “ti amo”». La parte offesa avrebbe raccontato tutto alla sua amica del cuore che, sentita, riferì di aver visto da una scalinata della scuola le due che si baciavano. Dopo la misura, nei giorni scorsi è arrivata la denuncia della prof che, tornando a casa con il marito, ha visto l’alunna e l’amica sotto casa sua e ha chiamato la polizia dopo aver girato un video sulla loro presenza sotto casa. Nell'interrogatorio di garanzia la prof aveva scelto di non rispondere al giudice in attesa del riesame: ora potrebbe anche decidersi a fornire la sua versione dei fatti.