Atti sessuali con l’alunna, la prof in silenzio 

Il caso in un istituto superiore. La docente sospesa per un anno non ha risposto alle domande del gip

PESCARA. Si è avvalsa della facoltà di non rispondere alle domande del gip Francesco Marino, l'insegnante di un istituto pescarese destinataria della misura cautelare della interdizione per un anno dall'insegnamento (e con divieto di contatto con la parte offesa), in quanto accusata di violenza sessuale su una sua allieva minore di 16 anni. Ieri, accompagnata dal suo legale, Carla Tiboni, la docente è comparsa davanti al giudice solo per dichiarare che non avrebbe risposto all’interrogatorio di garanzia. Una strategia difensiva anche in vista del ricorso al tribunale del riesame che dovrà decidere se confermare o meno la misura cautelare all’indagata.
Una storia che presenta per la difesa diversi punti oscuri e dove l’esito della perizia sul cellulare della vittima (che ha cancellato molte conversazioni con la prof) potrebbe fornire utili indicazioni. Sta di fatto che la pm Anna Benigni aveva chiesto gli arresti domiciliari per l’insegnante che ebbe per lungo tempo una relazione con la ragazza, con una serie di incontri clandestini nei bagni e nei locali della scuola (con palpeggiamenti e baci reciproci, toccamenti e via dicendo), per poi avere un rapporto completo nella sua abitazione. Un rapporto sembrerebbe consenziente, venuto alla luce dopo la denuncia della psicologa della scuola che raccolse le confidenze della ragazza.
La svolta di quel rapporto anomali arrivò l'ultimo dell'anno: «A Capodanno», spiega la studentessa nel suo racconto, «è arrivata la botta finale». La prof aveva iniziato a scriverle cose più esplicite: “quanto ti vorrei qua, mo se stavamo insieme ce ne andavamo”. E poi un altro messaggio che aveva lasciata perplessa la ragazza: “ma se c'è la kiss cam in piazza ci baciamo?”.
Tutto senza che ci fosse mai stata nessuna costrizione da parte dell’indagata, come sostenuto dalla stessa studentessa. «Va comunque ricordato», scrive il gip, «che l'indagata non ha esitato a corteggiare un'alunna di 14 anni, dimenticando i doveri di custodia che le incombono per la sua delicata funzione di docente. Può quindi ritenersi verosimile», prosegue il giudice, «che, oltre che nei confronti della vittima, in ragione dell’attività di docenza svolta, l’indagata abbia occasione di intraprendere relazioni con altre alunne, concretizzandosi il rischio di commissione di reati della stessa indole di quelli per i quali si procede». (m.cir.)