Caccia al killer della strada parco: analisi su computer e documenti 

La polizia passa al setaccio il materiale sequestrato nelle perquisizioni a casa di Albi e Cavallito Gli investigatori anche nell’officina del ferito: si ricostruiscono i legami e gli affari tra i due amici

PESCARA. È un lavoro lungo e complesso sui documenti, i telefonini e il materiale informatico sequestrato in questi giorni quello che gli investigatori stanno portando avanti per ricostruire la vita, le relazioni e gli affari di Walter Albi, 66 anni, e Luca Cavallito, 49 anni. Il primo è stato ucciso con quattro colpi di pistola e il secondo è in ospedale, in condizioni gravissime, in Rianimazione, anche lui raggiunto da quattro colpi esplosi dalla stessa calibro 9 del killer, nel bar del Parco di via Ravasco, dove l’assassino ha trascorso appena 22 secondi, lunedì scorso, attorno alle 20, raggiungendo Albi e Cavallito a pochi centimetri di distanza, mentre erano seduti uno a fianco all’altro, nella veranda esterna.
Dopo l’agguato di una settimana fa sono stati passati al setaccio le abitazioni dei due e il posto di lavoro, con perquisizioni approfondite: Albi era un architetto, con mille interessi, specie nel mondo dello sport, mentre Cavallito, anche lui sportivo con un passato nel mondo del calcio, ha un’officina nella zona industriale di Sambuceto per la customizzazione delle auto, vale a dire la sistemazione di vecchi veicoli, in particolari Jeep, da rimettere sul mercato.
Passando da un edificio all’altro, tra le province di Pescara e Chieti, la polizia ha cercato documenti, computer, chiavette e cellulari e ha sequestrato ciò che può raccontare la rete di relazioni e gli affari di Albi e Cavallito, in special modo quelli in comune, visto che il killer ha raggiunto il bar del Parco sapendo benissimo che li avrebbe trovati insieme in quel locale. E insieme andavano uccisi, per un motivo che resta sconosciuto. Le vittime dell’agguato, in quei minuti, attendevano qualcuno: avevano già ordinato pizze e birra e stavano maneggiando i rispettivi cellulari, per ingannare l’attesa, quando si è presentato un uomo con il volto coperto da un casco integrale che ha fatto fuoco a ripetizione fino a quando ha ritenuto di aver finito entrambi. Ma non ci è riuscito.
Ora gli investigatori cercano una pista nel materiale acquisito che può svelare, insieme alle testimonianze raccolte dalla squadra mobile, il rapporto tra Albi e Cavallito. Di recente si vedevano spesso per il progetto (in attesa di realizzazione) di case galleggianti nella zona del porto turistico, ma probabilmente questo rapporto andava anche oltre, come lascia presupporre l’agguato di lunedì. Una telefonata ricevuta da Cavallito davanti a terze persone nelle scorse settimane rivela di una somma di denaro da restituire, una somma di cui il 49enne non disponeva, per cui si fa largo il sospetto di un prestito non restituito, non è chiaro da chi e a chi, tanto più che Albi non se la passava bene. L’architetto, sempre alla ricerca di nuove iniziative da realizzare, si era confidato con un amico, e forse più d’uno, per aver rilevato una società con un buco da 90mila euro. Era preoccupato, lo diceva chiaramente, il 66enne di Francavilla raggiunto da due colpi alla testa e altri due al torace e morto sul colpo, nel bar. Il corpo è ancora a disposizione dell’autorità giudiziaria, dopo l’autopsia, e nelle prossime ore potrebbe essere riconsegnato, per consentire lo svolgimento dei funerali.
A una settimana dal delitto che ha lasciato una città intera senza parole e che ha fatto pensare subito alla criminalità organizzata, per le modalità di esecuzione, il lavoro del pool di magistrati e investigatori della questura va avanti senza sosta. Intanto Pescara attende una risposta, per mettere a tacere quelle paure esplose lunedì sera, mentre il killer fuggiva su uno scooter, con il cellulare di Cavallito, lasciando a terra quello di Albi.