Caccia al movente, ora si cerca nelle chat tra Fasciani e le vittime 

Il giovane fabbro, in carcere per i colpi di pistola contro lo zio e la compagna, non ha dato spiegazioni  E la Procura dispone una perizia sui supporti informatici dei tre per ricostruire la loro rete di rapporti

PESCARA. La procura di Pescara si affida a una perizia, da effettuare su tutti i supporti informatici dei tre protagonisti del tentato omicidio di Civitaquana, per cercare di capire i motivi, finora non ancora accertati, che il 17 maggio scorso hanno portato Nico Fasciani, 25 anni, a sparare otto colpi di pistola allo zio Giancarlo Fasciani, 56 anni, e alla sua convivente Paola Palma, 29.
Finora l’indagato, conosciuto e ben voluto da tutti nel piccolo centro del Pescarese, lavoratore e impegnato nel sociale, non ha voluto spiegare i motivi di quel gesto cui nessuno sa attribuire un movente. Né nell'interrogatorio di garanzia, dove si è avvalso della facoltà di non rispondere davanti al gip Fabrizio Cingolani che ha convalidato il suo arresto, né nei brevissimi colloqui avuti con i suoi difensori, il giovane ha dato una spiegazione riguardo a quegli otto colpi che hanno gravemente ferito la coppia che si trovava a casa.
Questa perizia, disposta dal pm Fabiana Rapino, dovrà servire per cercare un minimo collegamento, se esiste, tra lo sparatore e la coppia rimasta vittima di questa aggressione: il giovane parente che entra in casa e chiede di andare in bagno, poi all’uscita prende la pistola che aveva con sè e spara otto colpi contro i due con una calibro 22 che, per fortuna, ha dei proiettili piuttosto piccoli, altrimenti da quella distanza la storia poteva concludersi in un modo ancora più tragico. Non avendo voluto finora parlare, gli inquirenti vanno alla ricerca di qualsiasi elemento che metta in relazione l’indagato con le sue vittime. Ed è per questo motivo che il pm ha dato incarico a un perito di esaminare i supporti informatici di Nico Fasciani, ma anche quelli di Giancarlo Fasciani e di Paola Palma per verificare quali siano stati gli ultimi contatti tra di loro, se ci siano registrazioni audio, fotografie, messaggi scambiati prima del fatto e per verificare anche la questione della droga. Fu lo stesso Nico, appena arrestato dai carabinieri, a parlare della cocaina della quale faceva uso e che, in alcune occasioni, gli avrebbe ceduto lo zio Giancarlo. E dunque, il magistrato vuole approfondire anche questo elemento, per vagliare qualsiasi movente, soprattutto dopo che quello passionale è stato immediatamente scartato.
Fasciani, appena raggiunto dai carabinieri nella quasi immediatezza del fatto, aveva fatto una sorta di confessione: «Ho fatto una cazzata, la pistola è dentro la mia macchina».
Ma al di là di questa ammissione, nulla di più. E comunque era stata Paola Palma, telefonando ai carabinieri per chiedere aiuto nonostante fosse gravemente ferita, a riferire che a sparare era stato Nico, aggiungendo anche di non sapere il motivo.
Intanto la famiglia, scioccata da questa vicenda, ha voluto aggiungere un altro avvocato nella difesa del figlio: Guido Carlo Alleva, del foro di Milano, fra i più noti penalisti, che andrà ad affiancare gli avvocati Maura Morretti e Luca Rodriguez. L’accusa contro Nico Fasciani è piuttosto pesante perché la procura gli contesta, insieme al duplice tentativo di omicidio, anche la premeditazione: si è recato a casa delle vittime con una pistola e con il preciso intento di uccidere. Quindi si parla di una posizione processuale estremamente delicata.