Carcere, scatta l’inchiesta sulla direzione 

Indagini coordinate dal procuratore Bellelli su presunte omissioni relative ai diritti dei detenuti e alle richieste presentate

PESCARA. Finisce sotto inchiesta la gestione del carcere San Donato di Pescara. Il fascicolo è nelle mani del procuratore capo Giuseppe Bellelli che da qualche tempo ha avviato una minuziosa indagine, affidata alla polizia giudiziaria della procura proprio per la sua delicatezza, che potrebbe coinvolgere l’attuale direttrice della casa circondariale Armanda Rossi (arrivata da Pesaro da circa un anno).
Si lavora, al momento, su un’ipotesi di omissioni di atti d’ufficio, ma non si esclude che la questione possa abbracciare altre ipotesi, tutte comunque al vaglio degli inquirenti che hanno imposto uno stretto riserbo, anche se il malcontento è ormai diffuso e riguarda la stessa polizia penitenziaria, i detenuti (che hanno presentato denunce ed esposti su specifiche situazioni).
Sul caso è intervenuta anche l’avvocatura che qualche tempo fa, con una nota congiunta e sottoscritta dall’Ordine e dalla Camera Penale, segnalava la «sussistenza di diverse criticità presso la Casa circondariale di Pescara che, spesso, incidono negativamente sul diritto di difesa dei detenuti».
Non è dato sapere se a far partire l’inchiesta sia stata una precisa denuncia, sta di fatto che il procuratore, che segue personalmente l’indagine, ha ritenuto di aprire un fascicolo, svolgendo anche una intensa attività istruttoria ad ampio raggio dentro e fuori del carcere. In un momento storico nel quale la questione delle carceri è diventata esplosiva, in particolare per il sovraffollamento, ma anche per la storica carenza del personale più volte evidenziata dai sindacati, per i suicidi e per le continue aggressioni agli agenti, fare chiarezza su determinate vicende che rendono opaca la gestione della struttura, diventa prioritario.
Nel caso in questione, non si parla di una singola omissione, ma di sistematiche omissioni che vanno per questo approfondite per vedere cosa in effetti accade dentro quelle mura e, nel caso, porvi rimedio.
Questo è il senso dell'inchiesta che riguarda anche argomenti di rilievo per la vita dei detenuti: vale a dire libertà, permessi premio, gestione dei soldi degli stessi detenuti. Far finire sistematicamente queste richieste dentro un cassetto senza darvi seguito, diventa un reato: ed è su questo che si sono incentrate le indagini.
Gli uomini della polizia giudiziaria del procuratore hanno già acquisito numerose testimonianze. All'interno del carcere sarebbero stati sentiti gli educatori, alcuni detenuti (quelli che avrebbero presentato lamentele), ma anche personale dell’area sanitaria, un ufficiale della penitenziaria da poco in pensione e anche personale dell’area contabile. E questo in relazione sia alle richieste insoddisfatte dei detenuti, i cui soldi vengono gestiti dalla direttrice e che ogni volta che escono per un permesso si vedono drasticamente ridotte le loro richieste, sia anche per ciò che riguarda gli stessi agenti che svolgono un’attività sicuramente logorante, pericolosa e delicata, sempre con il massimo impegno, e che magari si vedono contestati anche i tempi di tragitto per la trasferimento dei detenuti: con accertamenti fatti dalla direzione con autostrade, ad esempio, per verificare se effettivamente quel dato giorno c'erano problemi di viabilità sul tragitto prefissato. Un malcontento a tutto tondo del quale sembra si stia interessando anche il ministero della Giustizia. Segnalazioni, infatti, sarebbero arrivate ai vertici gestionali delle carceri e quindi non è escluso che venga disposta anche un'ispezione ministeriale sul San Donato.