Carceri, situazione drammatica: troppi detenuti in celle fatiscenti 

In base ai dati di Nessuno tocchi Caino, il tasso di sovraffollamento è superiore alla media nazionale Al San Donato ci sono 401 reclusi, ma la capienza è di 276. E gli agenti penitenziari sono appena 100

PESCARA. «A Pescara e Chieti abbiamo un tasso di sovraffollamento delle carceri che è superiore alla media nazionale: siamo nell'ordine del 170% a fronte del 125% nazionale». Lo afferma Sergio D’Elia, segretario dell'associazione Nessuno tocchi Caino. Ieri, con i rappresentanti delle camere penali delle due città, ha visitato i due istituti di pena. «In carceri così affollate», prosegue D'Elia, «non si riesce neppure ad assicurare quei beni fondamentali: qui non si parla solo di luoghi di privazione della libertà, ma di tutto, della salute, della vita».
Una situazione estremamente preoccupante che è stata affrontata in un incontro cui hanno partecipato i presidenti delle camere penali di Pescara, Massimo Galasso, e di Chieti, Italo Colaneri, insieme al magistrato di sorveglianza di Pescara, Marta D’Eramo, e al rappresentante delle camere penali nazionali, Gianluca Totani (con l'intervento di Germano D'Aurelio, in arte ’Nduccio, che da anni si occupa della questione dei carcerati). I dati di Pescara sono stati definiti terribili. Al San Donato hanno fatto visita due gruppi che sono riusciti a visitare soltanto una parte del carcere. «Molti detenuti», ha spiegato l'avvocato Alessandra Michetti, membro della camera penale di Pescara, «si sono lamentati dell’ozio quotidiano, preoccupati di quello che dovranno affrontare una volta fuori dal carcere». Un problema di reinserimento molto evidente e preoccupante. Il gruppo ha visitato anche alcune celle «sottodimensionate rispetto al numero dei detenuti, dove non c’è neppure uno sgabello a testa per poter mangiare». E poi la gravissima situazione igienico sanitaria registrata in cucina «che andrebbe letteralmente chiusa».
A Pescara, ad oggi, ci sono 401 detenuti a fronte di una capienza regolamentare massima di 276. Ci sono 140 detenuti dipendenti da sostanze (droga e alcol) di cui 12 che hanno una doppia diagnosi e cioè anche con problemi psichiatrici. Ma quest'ultimo è un altro gravissimo aspetto del San Donato. «Il fatto», aggiunge D’Elia, «è che le sezioni sono piene di detenuti psichiatrici: a Pescara ce ne sono attualmente 80. Quindi il carcere oggi non è solo un luogo di privazione della libertà, ma anche della salute fisica e mentale e della vita stessa (33 suicidi dall’inizio dell’anno ndr). Le carceri sono ormai stazioni terminali per malati terminali e sono l’alternativa a ciò che non è stato trovato dopo l'abolizione dei manicomi e degli ospedali psichiatrici giudiziari».
Una situazione dunque esplosiva registrata in queste visite di ieri, dove la polizia penitenziaria (previsti in organico 163 agenti per una popolazione carceraria regolamentare mentre, nonostante il sovraffollamento, ne sono in forza poco più di 100), peraltro elogiata dagli stessi detenuti, è costretta a fare molto di più dei suoi compiti: anche da assistenti sociali, infermieri, psicologi. Dei possibili rimedi hanno parlato i presidenti Galasso, Colaneri e Totani che hanno evidenziato le molteplici criticità delle strutture carcerarie: «Unica soluzione per superare questa emergenza», hanno ripetuto, «arriva dall’amnistia e dall’indulto che sono peraltro strumenti previsti dalla stessa Costituzione». E poi l’invito, avanzato anche alla Commissione giustizia, di cominciare a ripensare l’intero sistema carcerario, anche con la nascita di Osservatori specifici anche per i minori.