l'editoriale

Caro Mattarella, che Paese è mai questo?

di PRIMO DI NICOLA. Hai voglia a dire “nessuno sarà lasciato solo”, come spesso fa il presidente della Repubblica Mattarella quando incontra bisognosi di varia specie, a cominciare dai terremotati

Hai voglia a dire “nessuno sarà lasciato solo”, come spesso fa il presidente della Repubblica Sergio Mattarella quando incontra bisognosi di varia specie, a cominciare dai terremotati. E come, da quando ha raccolto l’eredità lasciatagli da Matteo Renzi, ripete spesso pure il premier Paolo Gentiloni. Alla prova dei fatti l’Italia non si rivela poi così efficiente e generosa con i suoi cittadini. Prendete il caso del bambino autistico di Lanciano, rifiutato da alcune scuole cittadine, come stiamo raccontando con i nostri articoli. O l’altro della mamma di Vasto, che oggi verrà operata di tumore al seno ma che chiede di tornare subito a casa per mancanza di assistenza domiciliare alla sua figliola tetraplegica. Ecco, in Abruzzo, alla faccia delle professioni di solidarietà, sembra spirare proprio un’altra aria, pessima senz’ombra di dubbio.

Ma che Paese è mai questo, carissimi Presidenti Mattarella e Gentiloni? Dov’è la generosa assistenza per i deboli e gli ultimi così tanto sbandierata? Davanti a quei dinieghi, a quei respingimenti, è come se lo Stato negasse il suo ruolo e la sua ragion d’essere. Mancano i finanziamenti? E’ colpa del governo Berlusconi e dei suoi tagli? Ma lasciamo perdere, per carità. Sono motivazioni risibili, ingiustificabili di fronte a tanta incuria e inefficienza. Se quei soldi mancano occorreva provvedere per tempo.

Adesso il ministero dell’Istruzione promette ispezioni nelle scuole coinvolte. E, vedrete, non mancheranno autorevoli interventi regionali per pareggiare le proteste sdegnate di alcuni parlamentari e magari mettere in campo pure interventi in extremis. Ma serviranno a poco, non cancelleranno certo questi brutti episodi che, a modo loro, certificano lo stato comatoso della politica dimentica dei suoi doveri verso i cittadini bisognosi. Costretti, come annunciano in queste pagine, addirittura a scendere in piazza per reclamare i più elementari diritti d’assistenza.

Primo Di Nicola

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