Covid, crollo di vaccinazioni Gli esperti: «Un grave rischio» 

Parruti, Marinangeli e Brucchi: «Anziani e fragili vanno difesi, la malattia non è vinta»

La campagna vaccinale è ferma, la copertura della quarta dose per anziani e fragili non decolla, la stagione influenzale è arrivata e sui mezzi pubblici si è detto addio all'obbligo di mascherina. A questo si aggiunge un aumento registrato nell'ultima settimana della percentuale di casi Covid in età scolare. Uno scenario che alla comunità scientifica abruzzese, ma anche nazionale, non piace. L'assenza di un piano di preparazione per la stagione invernale, più volte invocato dalla Fondazione Gimbe, va combattuto, secondo gli esperti, principalmente con una nuova spinta alla campagna vaccinale.
In Abruzzo sono disponibili in tutti gli hub sia le dosi di vaccino B1, meno aggiornato, ma che il ministero equipara per efficacia agli ultimi vaccini, sia quelli aggiornati di tipo B4 e B5.
I RISCHI
Farsi trovare impreparati in caso di nuove varianti sarebbe un errore imperdonabile. La pensa così anche il direttore dell'Unità operativa complessa (Uoc) di Malattie infettive dell'ospedale di Pescara, Giustino Parruti.
«L'attuale situazione è incoraggiante perché le nuove varianti non sembrano aver preso il predominio», spiega, «le persone che continuano a infettarsi lo fanno con Omicron 5. Questa situazione di tranquillità non legittima e non giustifica però una dismissione della politica vaccinale. Se dovessimo arrivare a giugno senza che il grosso della popolazione si sia sottoposto a un'altra dose di vaccino, ci troveremmo in una situazione non idonea a causa della grossa scopertura. Questa malattia, come ha ricordato proprio in queste ore l'Istituto superiore di sanità, è vinta quando è vinta ovunque. E questo non è ancora accaduto. Infatti ci sono molte aree del mondo in cui il virus continua a circolare in una situazione di scarsa copertura vaccinale. Questa situazione, come dimostrato, può causare la formazione di nuove varianti».
«Per tale motivo», sottolinea Parruti, «un alto livello di copertura vaccinale è fondamentale per evitare che si sviluppino nuove ondate più pericolose. Se ciò dovesse accadere, ci ritroveremmo a cominciare d'accapo.
LE CAUSE
Alla base del crollo dei numeri di vaccini somministrati ci sono secondo Parruti diversi motivi. «Farci trovare impreparati sarebbe una sciocchezza che non possiamo permetterci», sottolinea il primario, «io credo che la situazione attuale, caratterizzata da una bassissima percentuale di persone che si vaccinano, è legata agli elementi di tranquillità a cui ci stiamo abituando da alcuni mesi. Questo è comprensibile, ma nel futuro la campagna vaccinale deve essere riproposta con più vigore, e non necessariamente con un sistema di obbligatorietà, ma certamente con una forte raccomandazione da parte della comunità scientifica».
«Sappiamo», spiega il medico, «che questo virus non si integra nel nostro Dna e i vaccini o lo stesso contagio dà una immunità che per sua natura è evanescente. Dopo un anno o due dal contagio o dal vaccino, rincontrare il virus senza immunità potrebbe significare andare di nuovo incontro a un rischio più alto dell'attuale. Oggi siamo così tranquilli perché raccogliamo i frutti di quello che abbiamo fatto in questi anni. Ma purtroppo», conclude, «non possiamo dimenticarci totalmente del Covid. C'è la necessità di un'offerta libera ma reale di una copertura vaccinale consapevole».
I FRAGILI
C'è chi è convinto che anche in una situazione di tranquillità come l'attuale, bisogna andare avanti nella somministrazione delle terze e quarte dosi a tutti i fragili e non solo. È quello che spiega Franco Marinangeli, primario di Anestesia e Rianimazione dell'ospedale San Salvatore dell'Aquila. «Il problema è salvaguardare le persone fragili» sottolinea Marinangeli, «perché la sindrome “simil inlfuenzale” come quella del Covid non è una banalità. Per una persona fragile non è una passeggiata. Nel momento in cui si convive con queste persone fragili è opportuno vaccinarsi. Abbiamo raggiunto una sorta di immunità di gregge. Se adesso non si vaccina più nessuno, rischiamo di tornare indietro. Ma Marinangeli va oltre.
«Vanno vaccinati non solo i fragili e gli anziani», aggiunge, «ma anche alcune categorie, come quelle che lavorano nella filiera della sanità. Io pongo un problema diverso rispetto alla polemica che si è innescata in questi giorni sui medici novax. Il sistema sanitario italiano è in condizioni critiche a causa della carenza di personale. Non obbligare i sanitari, o anche gli amministrativi del sistema sanitario a vaccinarsi, può significare l'assenza di personale in maniera massiccia. Un problema indiretto ma non di poco conto. Solo così», conclude, «si può salvaguardare il sistema di protezione. Anzi, secondo me è necessaria anche la vaccinazione antinfluenzale a tutto il comparto per gli stessi motivi, per non rischiare di arrivare a un blackout del sistema sanitario per carenza di personale a causa del virus.
CAMPAGNA VACCINALE
Ad ammettere che la campagna vaccinale è al chiodo anche Maurizio Brucchi, il referente regionale per le vaccinazioni. «Le persone si vaccinano quando hanno paura», sottolinea, «la campagna ha preso questo andamento per tanti fattori. La popolazione vede che la pressione sugli ospedali non c'è più, che la malattia è equiparabile a una influenza stagionale e che non c'è più l'obbligatorietà prodotta dal green pass. Ora neanche per i medici c'è più obbligo di vaccinarsi. A questo va aggiunto il fatto che molte persone sono state già contagiate e quindi devono aspettare almeno quattro mesi prima di potersi vaccinare».
«Tutti questi fattori messi insieme», evidenzia Brucchi, «hanno prodotto un evidente calo di vaccinazioni. Quello che si può fare è continuare con la campagna informativa e di comunicazione. Il mio appello è di fare la terza e la quarta dose che sono raccomandate soprattutto per le persone fragili e per gli anziani».
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