Fatture false per pagare meno tasse Finiscono nei guai 3 imprenditori  

Si tratta dei titolari di società di Pescara e Spoltore che operano nel settore del volantinaggio L’accusa: frode fiscale per oltre 800mila euro e lavoratori in nero pagati per anni 3 euro ad ora

PESCARA. Usando una serie di fatture per operazioni inesistenti, hanno messo in piedi una frode fiscale per oltre 800mila euro. Per questo tre imprenditori sono indagati e due di loro, titolari di due società coinvolte in questo giro, si sono visti notificare dalla Guardia finanza il divieto per un anno di esercitare funzioni direttive delle persone giuridiche e delle imprese. I due imprenditori di Pescara saranno interrogati oggi dal giudice per le indagini preliminari Nicola Colantonio, mentre il terzo indagato è un imprenditore di Spoltore, difeso dall'avvocato Cinzia Marganella, che si è già reso disponibile ad essere ascoltato durante le indagini. Oltre ad emettere le misure cautelari, il giudice ha anche disposto il sequestro del profitto del reato, per una somma pari a 310 mila euro, intercettata in quote di fondi comuni d'investimento e immobiliari. Sono stati gli uomini del Nucleo di Polizia economico-finanziaria della Guardia di finanza di Pescara, coordinati dal colonnello Luca Lauro, a scoprire tutto e a ricostruire la frode fiscale. Lo hanno fatto nel corso di una attività investigativa sulle imprese che operano nel settore del volantinaggio e l'attenzione delle Fiamme gialle si è soffermata anche sulla Pubbliposter, guidata da Nicola Scurti, che si occupa, tra l'altro, proprio della distribuzione di volantini.
Analizzando la situazione degli ultimi anni, dal 2013 all'anno scorso, sarebbero emerse delle anomalie. Un po’ per volta, con il coordinamento della Procura (il pm che si è occupata del caso è Silvia Santoro), la Finanza è risalita all'emissione di fatture per operazioni inesistenti da parte di due società compiacenti che in gergo vengono chiamate “cartiere”, come se esistessero solo sulla carta, in favore dell’impresa di distribuzione dei volantini. Secondo l’accusa, tutto girava attorno a uno stratagemma: veniva simulata la concessione in appalto dei servizi alle imprese compiacenti, che fatturavano corrispettivi inesistenti senza versare le imposte. E mentre si adoperava per pagare meno tasse beneficiando di false fatturazioni, la Pubbliposter si è avvalsa per anni di lavoratori «in nero», retribuiti con un compenso di 3,15 euro per ogni ora di attività e individuati tra le fasce sociali più deboli. Queste persone sono state private delle coperture previdenziali, assistenziali e assicurative, sottraendo oltre 200mila euro di imponibile alle competenze dell'Inps e dell'Inail. Oltre a segnalare le violazioni penali e tributarie, gli investigatori hanno ricostruito il patrimonio illecitamente accumulato dai tre indagati, proponendone il sequestro alla Procura.
E si è arrivati a questi giorni, con il sequestro e la notifica delle misure cautelari ai due destinatari. (e.r.)
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