Fisco, evade 6 milioni di euro

La truffa di un commerciante con cinque complici

MONTESILVANO. Dal 2005 al 2009 non ha presentato la dichiarazione dei redditi, tenendo nascosti al fisco 6 milioni di euro e nello stesso periodo ha evitato di pagare un milione di euro di Iva. Per racimolare altri soldi, si è fatto erogare finanziamenti per 200 mila euro grazie a documenti falsi e con l'aiuto di 5 persone. Per 4 anni l'ha fatta franca ma nel 2009 la guardia di finanza di Pescara, coordinata dal colonnello Maurizio Favia, ha scoperto l'evasore, che vive e lavora a Montesilvano, e ha smantellato la truffa messa in piedi insieme ai suoi complici. Sono tutti italiani che gravitano nel Pescarese ad eccezione di un uomo di Lucera, di età tra i 33 e i 56 anni, e sono stati denunciati all'autorità giudiziaria per contraffazione di pubblici sigilli destinati a pubblica autenticazione, falsità materiale e truffa.

Nei loro confronti è scattata anche l'accusa di associazione per delinquere. Sono due i versanti sui quali le fiamme gialle hanno lavorato. Il primo è quello dell'evasione fiscale, avendo scoperto che il commerciante di Montesilvano, pressoché sconosciuto al fisco, guadagnava decisamente bene. Gli affari gli andavano a gonfie vele, considerato che tra il 2005 e il 2009, il commerciante ha omesso di dichiarare al fisco quasi sei milioni di euro di ricavi e nello stesso arco temporale non ha neppure pagato l'Iva, poco più di un milione di euro. Per tutto questo periodo, fa notare la finanza, il contribuente non ha mai presentato la dichiarazione dei redditi. Mentre si approfondiva questo aspetto le fiamme gialle si sono imbattute in un secondo filone di attività.

Nel magazzino di Montesilvano dell'uomo sconosciuto all'erario, i finanzieri hanno trovato centinaia di documenti sui quali si è deciso di indagare. Negli scatoloni, alla rinfusa, c'erano carte d'identità, tessere sanitarie, patenti di guida e buste paga nonché dei modelli di assicurazione per l'auto in bianco e timbri di vari uffici anagrafici. Inutile dire, fa notare Favia, che questo materiale non riguardava affatto la vendita di pantaloni e giacche. Coordinati dal sostituto procuratore della Repubblica di Pescara, Mirvana De Serio, le fiamme gialle hanno scoperto che tutti questi documenti venivano usati per ottenere finanziamenti da istituti di credito e società finanziarie che tra il 2007 e il 2009 avrebbero sborsato circa duecentomila euro.

I documenti presentati per ottenere queste somme erano tutti fatti in casa, realizzati dall'evasore e da cinque suoi complici, attraverso sofisticate tecniche per la riproduzione. I documenti, spiega Favia, erano riconducibili a una serie di individui risultati totalmente estranei che hanno negato di aver chiesto e ottenuto prestiti, mutui e finanziamenti. Banche e società di vario genere, quindi, sono state abilmente truffate. Il meccanismo di falsificazione si reggeva, tra l'altro, su una serie di documenti in bianco, carte di identità e tessere sanitarie rubati chissà dove.

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