Gifuni legge il Gadda “abruzzese”

L’attore oggi all’Aquila porta in scena i reportage dello scrittore lombardo

L’AQUILA. Un’anteprima assoluta quella che il Festival di Musica Pietre che cantano, diretto da Luisa Prayer, propone all’interno de I Cantieri dell’Immaginario, in collaborazione con l’Istituzione Sinfonica Abruzzese.

Questa sera, alle ore 21,30 in piazza del Teatro all’Aquila, il pluripremiato attore Fabrizio Gifuni farà conoscere al pubblico pagine di grande eleganza che Carlo Emilio Gadda scrisse da giornalista. Tra il 1934 e il 1935, inviato della Gazzetta del Popolo, attraversando Fucino, altopiano delle Rocche, L’Aquila, il Gran Sasso e Teramo, Gadda scrisse sette articoli (quattro ripubblicati dalla Fondazione Carispaq in “Meraviglie d’Abruzzo”, a cura di Errico Centofanti). Gifuni leggerà “Genti e terre d’Abruzzo” e “Le tre rose di Collemaggio”, in scena con lui il fisarmonicista Cesare Chiacchiaretta.

Fabrizio Gifuni, che Abruzzo emerge da quelle pagine?

«Una polifonia di voci e una ricchezza di colori tali da costringerci a mettere meglio a fuoco il nostro sguardo. Sono pagine piene di affetto e di ammirazione».

Lei da anni porta in scena Gadda, cosa le ha insegnato lo scrittore e cosa può insegnare al pubblico?

«Il mio impegno è stato togliere Gadda dalla nicchia di scrittore difficile restituendolo al pubblico nella sua interezza, tragico e comico, nella sconvolgente fisicità di una lingua, di cui abbiamo necessità di riappropriarci. Gadda ci spaventa perché ci mette di fronte alla nostra pigrizia. Parlare meglio vuol dire pensare meglio, e vivere meglio».

Leggerà Gadda nella città che lui stesso visitò, segnata dai danni del sisma e da una ricostruzione che non parte. Cosa ne avrebbe pensato Gadda?

«Alla ricostruzione che langue e alle speculazioni perpetrate ai danni della cittadinanza Gadda, forse, avrebbe dedicato un pamphlet per descrivere come sia idiota e criminale l’attitudine delle classi dirigenti italiane ad ignorare il patrimonio della propria cultura».

Lei ha vinto moltissimi premi e il 28 riceverà anche il Volonté, crede che il teatro e l'arte possano diventare parte integrante dell'agenda economica di questo Paese?

«Le agende economiche non hanno mai considerato la cultura un bene comune indispensabile alla vita dei cittadini, perché si ostinano a volerla pensare come un lusso. Fino a quando lo sguardo di fondo resterà affetto da questa miopia non ci sarà alcuna speranza. E tutto sarà rimesso alla passione e all’ostinazione degli artisti».

Barbara Bologna

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