Il colosso Guerrato spa finisce in mani abruzzesi 

La società pescarese Xela dell’imprenditore Di Carlo ne rileva il 51 per cento Masciarelli (ex Fira) consulente nell’operazione di acquisizione a Rovigo

PESCARA. Il controllo della Guerrato spa, un colosso dell’imprenditoria italiana, con sede nel Polesine e presente sul mercato nazionale fin dal 1935, passa in mani abruzzesi.
Luciano Guerrato, 83 anni, ha ceduto il 51 per cento della propria azienda alla Xela Spa che ha un capitale sociale di 50mila euro ed è stata costituita lo scorso 29 maggio. La Xela ha sede a Pescara ed è interamente di proprietà della Di Carlo costruzioni Spa di Casoli. Il clousing dell’operazione, confermano telefonicamente dalla Guerrato, è imminente.
DA GUERINO A GUERRATO. Il passo è breve. L’amministratore unico di Xela è Isaia Di Carlo, 53 anni, imprenditore molto noto in Abruzzo. Di Carlo punta sui marchi, piccoli o grandi che siano, come del resto sta facendo a Pescara per la riapertura dello storico stabilimento balneare Guerino. Ad annunciare l’ingresso di Xela in Guerrato saranno, nei prossimi giorni, lui e il presidente della società rodigina, Antonio Schiro, 48 anni, commercialista di Badia Polesine. Ma in azienda sarebbe presente anche un altro abruzzese.
QUEL MANAGER TEATINO. Si tratta di Giancarlo Masciarelli, 52 anni di Chieti che, lasciatosi alle spalle inchieste abruzzesi dei primi anni del 2000, che lo hanno portato a patteggiare una pena di poco superiore ai 3 anni, frequenta ora il quartier generale di uno dei maggiori fornitori di beni e servizi alla pubblica amministrazione attraverso la piattaforma Consip. Il suo ruolo sarebbe quello di consulente esterno; del resto il nome di Masciarelli non compare nella compagine sociale di Xela. Ma torniamo alla Guerrato.
DA CHIETI AL CONCORDATO. Impresa con 90 milioni di fatturato, 400 addetti, 70 dei quali nella sede di Rovigo, la Guerrato è leader dell’impiantistica e dei project financing ospedalieri. La ritroviamo anche in Abruzzo, nel 2015, nell’appalto da 90 milioni di euro per la manutenzione ordinaria e straordinario all’Università D’Annunzio di Chieti e Pescara. Ma la Spa di Rovigo, nel 2017, finisce in concordato preventivo dopo aver accumulato un debito di 60 milioni nei confronti dei fornitori. Evita però la debacle, grazie all’apertura delle banche e del giudice delegato, attraverso un concordato in bianco che blocca le istanze dei creditori, le esecuzioni mobiliari e immobiliari ed i pignoramenti. Il 28 luglio di un anno fa, la Guerrato Spa riceve il decreto di accoglimento dell’istanza di ammissione alla procedura di pre-concordato da parte del Tribunale di Rovigo che a sua volta incarica tre commissari giudiziali: Danilo Galletti, Gianluigi Vulpinari, Pierluigi Barcariolo e come ausiliario esperto in materia amministrativa Valerio Migliorini. L’assemblea dei soci nomina a sua volta un nuovo Cda con l’obiettivo di portare avanti il processo di risanamento. Il commercialista Schiro ne diventa presidente; Andrea Pasimeni, ingegnere, vicepresidente e Luigia Artigiani consigliere. Il Cda decide anche di affidare la direzione generale a Luca Serena.
LO SPIEGANO COSÌ. «La scelta di ricorrere alle procedure pre-concordatarie e attivare un percorso di ristrutturazione», c’era scritto in una nota stampa di un anno fa, «rientra strategicamente nel piano industriale di rilancio che, in base alle prime verifiche e valutazioni, potrà avvenire nel breve/medio termine dell’arco temporale (180 giorni) previsto dalla legge». Arriviamo al 4 maggio scorso quando, con la premessa che a fronte di 60 milioni di passivo l’azienda rodigina vanta commesse pubbliche per centinaia milioni da Consip, ospedali, Cento Stazioni e Grandi Stazioni, il giudice del tribunale di Rovigo, Mauro Martinelli, firma il decreto con cui la ammette al concordato in continuità.
LA SVOLTA. Il piano prevedeva di pagare, in un periodo di tempo fissato, una percentuale dei debiti che ha accumulato. E sarebbe toccato ai creditori, riuniti in adunanza, accettare o rifiutarlo. Ma Di Carlo, che ha assunto il controllo del colosso di Rovigo, ha dato una svolta positiva alla vicenda.