Il difensore: togliete i nomi degli arrestati

Ma il Centro esercita il diritto di cronaca. Il presidente dell’Ordine dei giornalisti: privacy rispettata

PESCARA. Un arresto su ordine di un giudice per le indagini preliminari, che con esso accoglie la richiesta della procura arrivata a un punto sostanziale di una inchiesta portata avanti dalla Squadra mobile, è una notizia? Deve essere pubblicata su siti web e giornali e data dalle televisioni con tutte le informazioni (e il dovuto garantismo) sulla vicenda criminosa, compresi nomi e foto dei protagonisti? Si tratta di informazione, con il diritto ad essa dei cittadini, o di violazione della privacy degli inquisiti?

Alla pubblicazione sul sito internet del Centro, lunedì mattina, del primo articolo sul caso della coppia di cittadini cinesi accusata, e per questo finita agli arresti domiciliari, di favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione in un centro massaggi trasformato dunque in una sorta di “casa d’appuntamenti” è insorto l’avvocato degli inquisiti, Roberto Crognale, chiedendone l’immediata rimozione e in sostanza la non pubblicazione il mattino successivo, ieri, sul giornale cartaceo perché, scrive il legale «nell'articolo vengono riportati i nomi e i cognomi dei soggetti arrestati e ciò in evidente violazione di tutti i diritti sulla loro riservatezza e in spregio di ogni garanzia difensiva».

L’avvocato parla poi di «procedimento ancora in una fase cautelare, quindi nessuna pronuncia, ancorché non definitiva, è stata emessa dal Tribunale giudicante». Come a dire: finchè non c’è sentenza in Cassazione non si scrive nulla. Logica secondo cui, fatte le ovvie proporzioni, di Totò Riina non avremmo dovuto sapere nulla per anni e anni. L’avvocato Crognale prosegue la sua missiva con una serie di richieste di «cautele» per i suoi assistiti, scoprendo una linea difensiva che tenderà a dimostrare che l’inchiesta in sostanza è una gigantesco errore.

E su questa scìa il legale chiede che siano riportati gli sviluppi della vicenda, a cominciare dall’interrogatorio di ieri dei suoi assistiti (vedi articolo in alto). «Nel caso di specie si potrebbe semmai ipotizzare una analisi connessa a una condotta diffamatoria del giornalista», osserva l’avvocato Marco Racano, «non certo di violazione del diritto alla privacy, qui comunque superate entrambi dalla configurazione del diritto di cronaca espletato secondo le corrette modalità, ovvero veridicità della notizia, continenza verbale nel porla, cioé senza utilizzo di linguaggio offensivo, minaccioso o con valutazioni negative legate a razza o sesso, e rilevanza della notizia, quindi che essa riguardi temi di interesse generale. Nel caso specifico tutto questo c’è, perché c’è un arresto, notizia veritiera, c’è la continenza verbale è c’è l’interesse generale perché si informa di un comportamento criminoso».

«La diffusione di notizie di interesse pubblico o sociale non contrasta con il rispetto della sfera privata quando l’informazione, anche dettagliata, sia indispensabile in ragione dell’originalità del fatto o della relativa descrizione dei modi particolari in cui è avvenuto», osserva il presidente dell’Ordine dei giornalisti Abruzzo Stefano Pallotta, «nonché della qualificazione dei protagonisti. Il dovere dei giornalisti è quello di raccontare i fatti avvalendosi delle diverse fonti informative e non v’è dubbio alcuno che quella investigativa si qualifichi come tale. Non vi è altresì alcun elemento di opinabilità sul precetto deontologico relativo al fatto che il giornalista debba dare conto degli sviluppi dell’inchiesta soprattutto se essi sono volti a scagionare i protagonisti del fatto di cronaca di cui si è dato conto. Interesse pubblico, rispetto della verità (sostanziale o putativa) ed essenzialità dell’informazione sono tutti requisiti che stanno alla base del diritto di cronaca».

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